Dai profughi una lettera a San Colombano: "Non siamo una minaccia, non odiamo nessuno"

La reazione dei profughi alle proteste nel paese di San Colombano Collio: "Vorremmo essere utili alla vostra comunità, cerchiamo libertà, tolleranza e non vorremmo più avere paura". In Regione la reazione dell'assessore Beccalossi: "Testo da libro 'Cuore'"

Profughi etiopi

Profughi etiopi

Brescia, 9 settembre 2015 - Una lettera dei profughi al paese che li ospita suo malgrado«Siamo qua come rifugiati e vorremmo poter essere utili alla comunità. Non siamo venuti per fare guai, non siamo una minaccia per voi, per la vostra vita, per la vostra cultura». Cosìì inizia la missiva degli ospiti di un albergo a San Colombano di Collio, dove dal loro arrivo quasi tutto il paese si è mobilitato per contestare la loro presenza e sabato scorso si sono registrati scontri tra polizia ed estremisti di destra. La lettera è stata scritta con l'aiuto della Cgil di Brescia

«Noi richiedenti asilo chiediamo ai cittadini di San Colombano di accettarci, non vogliamo essere visti come un problema e non vogliamo creare problemi - continua la lettera che sarà distribuita a tutti gli abitanti - Siamo qua come rifugiati e vorremmo poter essere utili alla comunità». «Unione, pace, amore, comprensione, tolleranza, libertà di movimento, possibilità di scambio, di incontro faccia a faccia: questo desideriamo - scrivono i profughi - Siamo esseri umani che sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato. È brutto sapere che la gente è contro di te. Fuori da qui vediamo persone che protestano, che gridano e che ci minacciano. Noi non odiamo nessuno e non abbiamo cattive intenzioni, ma non vogliamo vivere più con la paura» si legge nella lettera. «San Colombano è la nostra salvezza e vorremmo avere la possibilità di dimostrare la nostra riconoscenza per quanto ci viene offerto - scrivono -. Noi abbiamo lasciato la nostra terra, le nostre famiglie, le nostre case. Qui siamo soli, ma nessun uomo è un'isola, nessuno può vivere da solo, qui vorremmo sentirci come in una grande famiglia». Secondo i profughi sarebbe anche importante 'imparare la vostra lingua per comunicare con voi e per farci conoscere'. «Sarebbe bello un giorno bere tutti insieme una tazza di ataja, un buon the caldo - concludono - con un sorriso e senza paura!».

L'ASSESSORE - "Pensavamo di averle viste tutte. E invece no. Lo spaccato da libro 'Cuore' e' un inedito. Non so, e poco mi interessa, se realmente l'iniziativa sia frutto dell'ingegno di questi sventurati o sia stata ispirata da chi ha interesse a favorire un'immigrazione incontrollata, ma remunerativa. La mia posizione e quindi la mia risposta a queste persone resta sempre la stessa: ' Brescia, la Lombardia, l'Italia, l'Europa e il resto del mondo devono fare tutto cio' che e' nelle loro possibilita' per aiutarvi e sostenervi nei vostri Paesi d'origine'. Solo cosi' si potra' porre rimedio a quello che e' ormai un esodo non controllabile". Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio della Lombardia, commenta cosi' la lettera.