Brescia: fa nascere una bimba in casa, poi la salva/ VIDEO

Istruita al telefono dal 112 fa partorire la vicina e poi rianima la piccola che è in arresto cardiaco: "Ho capito che era viva e ho pianto"

Carolina Maneses, ostetrica per caso

Carolina Maneses, ostetrica per caso

Borgosatollo (Brescia), 23 febbraio 2018 - I miracoli  esistono. Hanno il volto di Sophia, due chili e 950 grammi di bimba nata in arresto cardiaco nel bagno di casa da una madre che ha già cinque figli e non sapeva di essere incinta del sesto, perché dopo un intervento di chiusura delle tube credeva non avrebbe potuto averne altri. E il volto di Carolina, la vicina che quando ha sentito delle urla provenire dall’abitazione del piano di sotto si è precipitata in aiuto, si è improvvisata ostetrica, ha rianimato la piccola applicando le istruzioni telefoniche impartite dal 112 e ha reso possibile un lieto fine. È una storia incredibile quella che arriva da Borgosatollo, poco più di novemila anime a 10 chilometri da Brescia. Carolina Meneses, 38enne colombiana che vive con due bambini nella palazzina a due piani dove ieri è avvenuto il fortunoso parto, in via Foscolo, è in preda all’emozione.

«Fosse successo tutto un’ora più tardi Giusy sarei già stata al lavoro – racconta la salvatrice, che fa la colf –. Invece erano le 6,20, io e i miei figli ci stavamo preparando a uscire». Giusy è Giusy Faulisi, di origine siciliana, stessa età della vicina, che come lei fa pulizie, oppure la badante. Ma anche la madre di cinque figli, tre maschi di 5, 18 e 19 anni e di due femmine di 9 e 17. Ormai amiche, le donne si sostengono e si aiutano coi bambini. «Giusy era sola con i ragazzi, il marito esce presto per andare al lavoro – racconta Carolina, che per tutto il giorno ieri ha accudito i bambini più piccoli della puerpera –. Ho sentito trambusto e urla, ma al momento non mi sono preoccupata. Sono in tanti, capita. Mi sono allarmata quando ho sentito urlare lei. Ho telefonato e mi ha risposto suo figlio grande dicendo che la mamma non stava bene e aveva chiamato il 112. Sono volata giù. Giusy era in bagno, con la bambina già quasi uscita, in posizione podalica». La signora, operata cinque anni fa alle tube, ha scoperto in quel frangente, nel modo più choccante, di essere in attesa. Contro ogni previsione. Carolina ha avuto il sangue freddo di fare uscire dal bagno gli altri bambini. Si è fatta passare al cellulare un infermiere della sala operativa di Bergamo. Ha raccolto la neonata e lei che non lo aveva mai fatto ha praticato un massaggio cardiaco.

«Era ancora sporca e caldissima. Non piangeva. Temevamo fosse morta – racconta con voce incrinata –. Ho seguito le istruzioni dell’operatore che è stato bravissimo. Mi ha detto avvolgere la neonata in una coperta, di metterle due dita sul petto e darle colpi ritmati, contando un-due-tre. Dopo un po’ ha aperto la bocca, ha emesso un pianto flebile. Lì ho capito che era viva e sono scoppiata a piangere. L’infermiere mi sollecitava a non mollare, e ho proseguito finché sono arrivate due ambulanze». Ora Sophia – il nome l’ha scelto Sara, una delle sorelle – nata di sette mesi e mezzo grazie a un incastro magico di circostanze, è in terapia intensiva in Poliambulanza. Vi rimarrà un paio di settimane. «Sono già stata a trovarle in ospedale – continua Carolina -. Bimba e mamma stanno bene. Un doppio miracolo».