Omicidio a Provaglio, uccise la fidanzata a pugni e calci: perizia psichiatrica al killer

Provaglio d’Iseo, accolta la richiesta della difesa di Elio Cadei

Rilievi sul luogo del delitto il 16 novembre 2015

Rilievi sul luogo del delitto il 16 novembre 2015

Brescia, 27 ottobre 2016 - La richiesta avanzata dalla difesa è stata accolta: Elio Cadei, disoccpuato di 47 anni, sarà giudicato con il rito abbreviato, condizionato allo svolgimento di una perizia psichiatrica, per l’omicidio della sua fidanzata, Simona Simonini, 42 anni, ammazzata in casa il 16 novembre dello scorso anno a Provaglio d’Iseo al termine dell’ennesima discussione, condita da vino e psicofarmaci a profusione. La donna, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, venne uccisa a calci e pugni dal fidanzato al culmine dell’ultima drammatica lite di cui la coppia fu protagonsita. Una lite degenerata tra un uomo e una donna alle prese con mille e più demoni.

Così ha evidenziato anche chi nei mesi scorsi ha indagato sull’omicidio. Alcol e psicofarmaci, infatti, avrebbero amplificato e fatto da cassa di risonanza alle difficoltà nelle quali il tormentato rapporto tra i due si dibatteva. Tanto che la stessa vittima, prima dell’ultimo confronto mortale con il compagno, aveva denunciato il fidanzato. Ieri il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Brescia, Elena Stefana, ha accolto la richiesta dell’avvocato Gianfranco Abate e ha disposto che il processo si possa celebrare con il rito abbreviato (il procedimento che consente una riduzione di un terzo della pena finale) dopo che il perito incaricato dalla Procura di Brescia concluderà la perizia psichiatrica su Cadei.

«Era l'unica strada che la difesa di Cadei poteva percorrere per impedire che un giudice lo condanni al massimo della pena (l’ergastolo come il codice prevede per episodi di questa portata) – osservano i familiari di Simona Simonini – Vedremo come andrà il processo». In sede di indagini la Procura non ha mai avuto dubbi: «La causa del decesso di Simona Simonini – scrivevano i consulenti del pm – è da identificarsi in frattura delle ossa nasali, fratture nasali e focali aree di emorragia». Per la difesa di Elio Cadei, invece, la scelta del giudice conferma quello che il consulente di parte aveva già evidenziato nella propria relazione: «Elio Cadei forse non era completamente capace di intendere e volere quando con Simona Simonini ha cominciato la discussione la notte della morte della donna – sottolinea il legale del 46enne, che ieri mattina era in aula ma non ha voluto parlare, l’avvocato Gianfranco Abate – Quello che emerge dalle consulenze fatte nel corso delle indagini, e che il giudice ha deciso di prendere in considerazione, è che Cadei al momento della morte di Simona Simonini non era completamente nel pieno delle proprie facoltà».

Il giudizio del perito potrebbe “salvare” dal carcere a vita l’imputato. La perizia psichiatrica durerà due mesi, verrà conferita dalla Procura il prossimo 7 novembre e arriverà in aula il prossimo 22 febbraio, quando il processo per l’omicidio entrerà nella fase decisiva, quella che porterà alla condanna o all’assoluzione di Elio Cadei, l’unico imputato in questa vicenda.