Omicidio Mura, i figli attaccano Musini. Lui si difende: "Mai stato violento"

Alessandro Musini ha voluto rispondere ai due figliastri Debora e Cristian che ieri hanno testimoniato nel processo per l’omicidio della madre Anna Mura

Il corpo di Anna Mura portato via dalla casa di Castenedolo (Fotolive)

Il corpo di Anna Mura portato via dalla casa di Castenedolo (Fotolive)

Castenedolo, 14 luglio 2016 - «Fossi stato così violento e geloso come vengo dipinto, mia moglie mi avrebbe preso a schiaffi. Se l’avessi insultata così tanto come dicono non mi avrebbe sopportato e mi avrebbe lasciato invece che rimanere con me per 20 anni». Così Alessandro Musini ha voluto rispondere ai due figliastri Debora e Cristian che ieri hanno testimoniato nel processo per l’omicidio della madre Anna Mura che vede il 51enne, in carcere da più di un anno, come unico imputato per il delitto avvenuto il 16 marzo 2015 nell’appartamento di Castenedolo dove vivevano l’operaio e la moglie.

«Era molto geloso – ha raccontato Debora, la prima figlia di Anna Mura, che da un anno vive a Castenedolo insieme agli altri due figli della madre – Mia mamma aveva addirittura dovuto lasciare un lavoro da badante perché il marito credeva avesse una relazione con uno degli anziani accuditi». Un’udienza fiume durata più di 8 ore in cui tutti e tre i figli di Anna Mura, ha testimoniato anche il sedicenne nato dalla relazione della donna con il suo presunto assassino, hanno però negato che Musini abbia mai alzato le mani addosso alla moglie.

«Fino alla sera del 14 marzo di un anno fa – ha ricordato Cristian, il secondogenito di Anna Mura che ha vissuto in casa con la madre, il patrigno e il loro figlio fino al giorno del delitto – Mia mamma il giorno dopo mi disse che Musini nel corso di una lite l’aveva colpita con un pugno al volto. Voleva denunciarlo e separarsi. Il loro rapporto era logorato dalle continue liti dovute ai problemi economici». Di questo Anna Mura avrebbe parlato l’estate prima di morire anche ai familiari che vivono in Sardegna. «Raccontava che il marito non le passava nemmeno un euro – ha spiegato Maria Mura, la sorella della vittima – Voleva separarsi, ma senza denaro non era facile. Anna mi ha detto che Musini in più occasioni le aveva ricordato che l’unico modo che lei avrebbe avuto per guadagnare era quello di prostituirsi». Lunghissima e sofferta la deposizione del più piccolo dei figli di Anna Mura, il sedicenne che il giorno del delitto era a casa e ha scoperto in un lago di sangue il cadavere della madre.

Tanti i «non so, non ricordo, non sono sicuro» detti dal ragazzo. Ma anche la conferma di non aver sentito nulla ad esclusione di due o tre colpi durante la notte che potevano assomigliare a pugni contro il muro. «Con mia madre il rapporto era fantastico e le raccontavo tutto Con Alessandro Musini era diverso – ha spiegato il ragazzo senza mai chiamare papà l’imputato - Avevo così tanto risentimento nei suoi confronti che gli avrei messo le mani addosso. A mia madre non avrei mai fatto nulla». Gli crede il fratellastro Cristian. «Qualcuno vuole buttare responsabilità su mio fratello – ha commentato al termine dell’udienza – Io gli credo come ho fatto da sempre».