Brescia, crescono gli italiani e diminuiscono gli stranieri

Inversione demografica, ma il saldo nascite resta negativo

Il centro di Brescia

Il centro di Brescia

Brescia, 18 marzo 2017 - Brescia più attrattiva per i giovani italiani. Secondo i dati rilevati dall’ufficio statistica del Comune, dal 2008 al 2015 gli uomini che si sono trasferiti in città sono aumentati del 60%, con un’età media che è passata dai 41 ai 37 anni; le donne sono cresciute del 40%, ed hanno un’età media di 36 anni. Nel 76% dei casi si tratta di persone senza famiglia, che scelgono la città per costruire il proprio progetto di vita. Altra novità, i nuovi ingressi tra gli italiani sono il doppio di quelli degli stranieri in entrata. «Un’anomalia – spiega il sindaco Emilio Del Bono – ma è una tendenza che sono convinto che aumenterà, perché la città si sta infrastrutturando, offre servizi dal punto di vista della sanità e dell’istruzione». La popolazione nel 2016 si attesta a 196.480 residenti, in crescita rispetto ai 196.058 dell’anno prima, ma soprattutto rispetto ai 188.520 del 2013, anno di piena crisi.

A marzo si registra un’ulteriore crescita: la popolazione bresciana è a quota 198.054. «Poco incide il numero delle cittadinanze – ricorda Del Bono – che nel 90% dei casi riguardano bambini nati a Brescia, che frequentano le scuole elementari o medie». Il dato positivo non cancella il saldo negativo tra nati e deceduti, determinato dal calo delle nascite e dall’aumento dell’aspettativa di vita. Sono 1.552 i nuovi nati nel 2016, 2.006 le persone morte. «Tuttavia – spiega Marco Trentini, responsabile Ufficio statistica – è da sottolineare come il dato delle nascite, soprattutto tra gli italiani, si sia consolidato sui 1.550». Se gli stranieri sono particolarmente sensibili alla crisi, tanto da rinviare o rinunciare a fare figli, per gli italiani il problema è più di numeri che di portafoglio: si fanno meno figli perchè ci sono meno donne in età feconda. I numeri consegnano una realtà demograficamente dinamica, con un saldo migratorio positivo degli italiani, più attrattiva per i giovani rispetto ad una decina di anni fa, quando lasciavano la città alla ricerca di una casa nell’hinterlan (oggi saturo) o in provincia. «La vera novità – conclude il primo cittadino – è che non c’è più il flusso migratorio che abbiamo avuto negli Anni ’90. Per paradosso, cominciamo a recuperare italiani. Brescia torna a svolgere il ruolo di capoluogo, sta superando la crisi della monocultura nanifatturiera e diventa città dei servizi».