Brescia, ubriaco al volante causò la morte di un'amica: aiutato dalla prescrizione

Pena ridotta in Appello: confermato l’omicidio colposo, colpo di spugna sull’ebbrezza

L'incidente mortale risale al marzo del 2012

L'incidente mortale risale al marzo del 2012

Brescia, 21 settembre 2017 - Due anni e otto mesi di reclusione. Questa la condanna che la corte d’Appello di Brescia ha emesso nei confronti di un trentenne bresciano alla sbarra per omicidio colposo, guida in stato di ebbrezza e calunnia. Il trentenne nel marzo del 2012 ubriaco (i successivi esami stabilirono che nel sangue aveva un livello di alcol nel sangue intorno all’ 1,5 grammi per litro) alla guida della sua autovettura a Comezzano di Cizzago era uscito di strada. In auto con lui c’erano altre tre persone. Una di queste, Giuditta Vozzolo, era deceduta alcuni giorni dopo l’incidente per le ferite riportate nell’incidente.

In primo grado il trentenne era stato condannato a 4 anni e 10 mesi. A distanza di un anno e mezzo - la sentenza di primo grado è del febbraio 2016 - è arrivato il giudizio della corte d’Appello. Il giudice di secondo grado ha ritenuto l’uomo responsabile dell’incidente stradale e quindi della morte della giovane trasportata sulla sua auto. La prescrizione lo ha invece salvato dall’accusa di guida in stato di ebbrezza, mentre il giudice di secondo grado lo ha assolto dalla accusa di calunnia.

Subito dopo l’incidente mortale il ragazzo aveva raccontato dell’intervento di un amico che, seduto sul sedile posteriore, aveva preso improvvisamente in mano il volante nei momenti che avevano poi portato all’incidente. Una ricostruzione che in primo grado non era stata ritenuta credibile dal giudice. In Appello la sentenza, le motivazioni avranno modo di spiegare meglio il perchè della decisione, ha invece optato per l’assoluzione. Nel corso delle indagini di primo grado l’autista aveva raccontato che al momento dell’incidente qualcuno avrebbe messo mano al volante facendo uscire l’auto di strada. Una versione che non collimava con quella delle altre persone in auto la sera dell’incidente. Secondo loro infatti ci sarebbe stato sì l’intervento di una mano esterna, quella di un altro dei ragazzi trasportati in auto, ma soltanto per cercare di riprendere l’auto che dopo una violenta sbandata era finita nel campo limitrofo provocando così la morte della ragazza a bordo.