Giallo di Marcheno, la morte e il tesoretto di Ghirardini: chiavi per risolvere l’enigma

L’operaio e l’imprenditore svanito in fonderia. Altre indagini e perizie

Giuseppe Ghirardini, l’operaio trovato morto

Giuseppe Ghirardini, l’operaio trovato morto

Marcheno 22 ottobre 2016 - Nuove indagini sulla morte di Giuseppe Ghirardini. Con il trascorrere del tempo (ed è passato oltre un anno) una delle poche cose che appaiono chiare nel doppio giallo di Marcheno è questa: la possibile spiegazione del mistero della scomparsa dell’imprenditore Mario Bozzoli, la sera dell’8 ottobre all’interno della sua fonderia, passa attraverso la spiegazione della fine di Giuseppe Ghirardini. La mattina del 14 ottobre l’operaio si allontana da casa in auto. Viene ritrovato quattro giorni dopo, nella località Case di Viso, sopra Ponte di Legno, avvelenato dal cianuro. «Ulteriori accertamenti», viene detto negli ambienti della procura di Brescia. Sono esami tossicologici. Verranno disposti, anche alla luce della seconda proroga delle indagini. Gli avvocati Sebastiano Lorenzo Sartori e Maria Costanza Rossi, legali delle quattro sorelle dell’operaio, hanno presentato l’esito di una consulenza per chiedere nuove, approfondite analisi. L’obiettivo è quello di verificare se Ghirardini sia stato narcotizzato con la somministrazione di droghe.

Ghirardini, sempre Ghirardini. Svanito nel nulla Bozzoli. Accertato dai Ris che i forni della sua azienda non hanno svelato traccia di resti umani. Al centro del doppio giallo della Valtrompia rimangono Ghirardini e la sua fine oscura. Una vita esplorata in ogni piega. Come nel caso della somma, tuttora sotto sequestro, trovata nella sua abitazione nella frazione Aleno di Marcheno. Un gruzzolo tutt’altro che imponente, si parla di circa 4mila euro. Nella Bozzoli non risultavano ammanchi né tanto meno dalla fabbrica di via Gitti erano partite denunce di furto. «Mio fratello - è la spiegazione della sorella Giacomina - aspettava solo il ritorno del figlio dal Brasile. Per questo in casa aveva accumulato alcune migliaia di euro, quelli del lavoro che svolgeva in nero. Annotava le ore che faceva su un calendario che è stato sequestrato dai carabinieri». Quanto alle chiamate fra Bozzoli e Ghirardini nei giorni che precedono la sparizione dell’imprenditore non sono state così numerose da essere considerate abnormi.

L’esame tossicologico su Ghirardini. Il consulente della famiglia ha sviluppato questo ragionamento. L’operaio cinquantenne è stato ucciso dal cianuro, ha frantumato una capsula con i denti e ne ha ingerito il contenuto, mentre un’altra è stata ritrovata, intatta, nello stomaco. Gli esami hanno ricercato il cianuro. Ma perché, chiede il consulente dei famigliari, non fare esami mirati alla ricerca di sostanze dopanti? Nelle relazione del consulente dei Ghiradini ne viene indicata una precisa tipologia. Si fa l’esempio della cosiddetta droga dello stupro, che addormenta il sistema nervoso, causa la perdita della memoria, produce effettivi sedativi, ipnotici, dissociativi, lasciando il soggetto in balia degli altri. Gli effetti di queste droghe svaniscono molto rapidamente nei vivi, con tempi più rallentati in un morto.