Aflatossine nel latte destinato a produzione del formaggio: inchiesta al termine

Il Consorzio Grana Padano: "Siamo parte lesa, nessuna forma sequestrata è nostra" di PAOLO CITTADINI

Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano (Fotolive)

Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano (Fotolive)

Brescia, 28 aprile 2016 - L'inchiesta della Procura di Brescia è alle battute finale e il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani è pronto a depositare le prime richieste di rinvio a giudizio. Sono un centinaio circa gli iscritti nel registro degli indagati per la vicenda delle aflatossine presenti nel latte destinato alla produzione del formaggio. Trenta i fascicoli aperti dagli inquirenti, che stanno ultimando le verifiche. Migliaia le forme di formaggio sequestrate dai Nas nel corso delle ispezioni in alcuni caseifici che si rifornivano da produttori di latte i quali, nonostante le norme imponessero di distruggere il prodotto con un livello di alflatossine superiore alla legge, preferivano venderlo a prezzo ribassato.

Pronto a costituirsi parte civile in caso di processo è il Consorzio del Grana Padano, che ritiene di essere stato danneggiato da chi ha accostato il suo prodotto ai sequestri eseguiti nelle scorse settimane. «In questa vicenda siamo parte lesa – sottolinea il direttore del Consorzio Grana Padano, Stefano Berni – sia perché qualcuno ha cercato di fare il furbo, sia perché sono stati creati inutili allarmismi che hanno danneggiato l’intero sistema». Dal Consorzio ribadiscono quanto detto fin dalle prime battute dell’inchiesta: «Nessuna forma di Grana Padano è al momento coinvolta nella vicenda – ricorda Berni – Il formaggio in questione è stato prodotto a settembre del 2015 e in base a quanto previsto dal disciplinare questo formaggio non può diventare Grana Padana prima del prossimo giugno. E per ottenere il marchio i prodotti saranno sottoposti a verifiche dell’ente di controllo Csqa e del nostro Consorzio al termine del periodo minimo di stagionatura previsto, che sarà proprio a giugno. Solo allora quelle forme potranno essere marchiate e avranno così il diritto di fregiarsi del nome Grana Padano».

I consumatori possono dunque stare tranquilli. «Il formaggio sequestrato e sotto verifica sanitaria non è Grana Padano – chiosa Berni – Grazie alla collaborazione tra il Consorzio, le forze dell’ordine e le strutture regionali di controllo, tutto il nostro formaggio presente sul mercato è sicuro, sano e genuino. Mai succederà che un manipolo di faciloni e aspiranti furbacchioni possa rovinare il buon nome e la reputazione del formaggio Dop più consumato al mondo».

di PAOLO CITTADINI