Piazza Loggia, il grido di un’islamica: "Tutti insieme contro il terrorismo"

A 43 anni dalla strage sul palco sale anche una ragazza musulmana

Batul Alsabagh dopo l’intervento per il 43esimo anniversario della strage di piazza della Loggia

Batul Alsabagh dopo l’intervento per il 43esimo anniversario della strage di piazza della Loggia

Brescia, 29 maggio 2017 - La casa della Memoria e Cgil-Cisl-Uil, che da sempre organizzano la commemorazione della strage di piazza della Loggia, per il 43esimo invitano tra i relatori una rappresentante del Centro islamico di Brescia, ed è subito polemica. Il centrodestra ha disertato le manifestazioni e sui social network sono rimbalzate parole dure. Paola Vilardi, consigliere comunale di FI, ha fatto sapere in anticipo che non avrebbe partecipato. «Nel cuore di Brescia, nel centro di quella piazza, il Comune permette ai nostri ‘nemici’ di venirci ad insegnare qualcosa? Sono indignata» ha scritto su Facebook. «Che c’entrano gli islamici con la strage?» si è chiesto il vicecapogruppo della Lega in Regione Fabio Rolfi.

E l’assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali: «Perché allora non far parlare i buddisti, i valdesi o soprattutto il vescovo?» Una celebrazione inedita, giocata sul nesso tra tutti i terrorismi, in una piazza assolata e gremita di bandiere sventolanti. Tutti insieme per ricordare e per chiedere la verità, in attesa che la Cassazione il 20 giugno si pronunci sui due ergastoli comminati a Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Dopo la deposizione degli omaggi floreali e l’incontro in Vanvitelliano con i familiari delle vittime, alle 10.12 sono scattati gli otto rintocchi delle campane, tanti quanti i morti provocati dall’esplosione della bomba. Al microfono allora c’era Franco Castrezzati. Premiato con il Grosso d’oro, ieri era di nuovo in piazza. Poi accanto a Vittoria Frigo, presidente della Consulta provinciale degli studenti, e a Giovanna Ventura, segreteria Cisl ecco una ragazza con l’hijab rosso: Batul Alsabagh, nata a Brescia 20 anni da genitori siriani, studentessa di Lingue in Cattolica. «Molti di voi si staranno chiedendo perché dare voce ai musulmani, una domanda comprensibile, da non recriminare – ha detto -. Siamo musulmani ma prima di tutto bresciani, e anche se molti di noi non erano presenti quel 28 maggio in piazza facciamo parte di una città che ci ha sempre accolto e dimostrato solidarietà, che ora è la nostra.

Nessuno deve morire di una morte così vigliacca e ingiusta. Oggi siamo qui perché siamo cittadini di questa terra che ha accolto i nostri padri negli anni ‘80-‘90 – ha proseguito - terra dove siamo nati e cresciuti. Siamo qui in punta di piedi, la nostra presenza non vuol essere una invasione ma un tendere la mano». E rintuzzando le polemiche: «C’è chi ci ha definito nemici. Appellativo doloroso. Non lo siamo. I nemici sono quelli che vogliono dividere».