Investita nel ’97, morì 14 anni dopo. Ma il processo non è ancora alla fine

Brescia: dopo aver ascoltato il medico legale, udienza rinviata a marzo. Incombe la prescrizione

Soccorsi

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Brescia, 15 ottobre 2017 - Il processo in cui è imputato per omicidio colposo potrebbe concludersi la prossima primavera allo scoccare dei 21 anni dall’incidente stradale per il quale si trova alla sbarra. Il 16 marzo è stata messa in calendario la discussione e subito dopo potrebbe arrivare la decisione del giudice. Su tutto ciò incombe però la prescrizione, che può scattare già il prossimo ottobre, decorsi sette anni e mezzo dalla morte secondo la normativa sull’omicidio stradale.

È arrivato al dunque il procedimento penale iniziato nell’ottobre di un anno fa nei confronti di un 64enne pensionato mantovano che il 15 maggio del 1997 – l’uomo allora ancora lavorava – investì una donna in bicicletta mentre a Montichiari era alla guida del suo camion lungo la Goitese. La donna, una signora albanese che allora aveva 38 anni e abitava a Montichiari con il marito e i due figli, rimase gravemente ferita, in stato vegetativo per le gravissime lesioni riportate. Quattordici anni dopo, il primo aprile del 2011, la donna a causa di un’infezione (una sepsi da pseudomonas e candida) è morta. Da quel momento il reato contestato al 64enne è passato da lesioni gravissime a omicidio colposo. Per la Procura di Brescia, che ha chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo soltanto nel gennaio del 2016 (nel 2015, quattro anni dopo la morte e 18 dopo l’incidente, era stato ascoltato il 64enne che aveva raccontato di avere visto la signora cambiare improvvisamente direzione con la sua bicicletta rendendo impossibile evitare lo scontro) il decesso è una conseguenza dell’incidente avvenuto quattordici anni prima. Venerdì, a un anno dall’inizio del dibattimento, è stato sentito l’ultimo testimone, il dottor Francesco Tiboni, il medico legale a cui la difesa del 64enne ha chiesto di prendere in mano tutti gli atti medici per dimostrare che non esiste correlazione tra l’incidente del 1997 e il decesso del 2011. A provocare l’infezione, che già all’inizio del 2011 aveva provocato i primi sintomi, potrebbe essere stata la Peg, la gastrostomia endoscopica percutanea, un «sondino» che entra direttamente nell’apparato digerente, utilizzato per l’alimentazione di chi non è in grado di farlo autonomamente.

La signora dopo l’incidente finì in coma. Dopo una prima fase di degenza in ospedale venne trasferita in un istituto riabilitativo e quindi nella propria abitazione. Proprio in uno di questi passaggi, secondo la difesa dell’ex camionista, potrebbe essere insorta l’infezione che ha causato il decesso. Il processo è stato quindi aggiornato al prossimo marzo quando in aula si terrà la discussione. Subito dopo il giudice potrebbe decidere di ritirarsi in camera di consiglio per uscire con la sentenza che dovrà tenere conto anche del risarcimento, circa 400mila euro, già versato (prima che la donne nel 2011 morisse) dall’assicurazione del 64enne ai familiari della signora per le lesioni subite nell’incidente.