Insulti al maestro pasticciere Iginio Massari: profili Facebook sotto la lente

Disposte nuove indagini per individuare i quattro responsabili. Il maestro bresciano: "Criticarmi professionalmente ci può anche stare. Gli insulti personali e le minacce non possono però passare"

Il famoso Maestro pasticciere bresciano Iginio Massari

Il famoso Maestro pasticciere bresciano Iginio Massari

Brescia, 24 marzo 2017 - La Procura aveva chiesto l’archiviazione, il gip Luca Tringali ha invece disposto un supplemento di indagini per cercare di dare una identità reale alle quattro persone che su Facebook hanno pesantemente insultato e minacciato il pasticciere bresciano Iginio Massari. Tutto accade nei mesi scorsi, quando sul profilo ufficiale di Massari un gruppetto di persone, tre milanesi e uno della zona di Roma, posta una serie di insulti nei confronti del pasticciere. Nulla a che vedere, però, riguardo i dolci. Sembrerebbe solo il volgare divertimento di ragazzi con troppo tempo da perdere. Massari non avrebbe nemmeno voluto denunciare il fatto, ma spinto dai propri collaboratori decide di rivolgersi alle forze dell’ordine e spiega quello che è successo.

«Criticarmi professionalmente ci può anche stare - si era sfogato in rete il maestro pasticciere bresciano -. Gli insulti personali e le minacce non possono però passare». La Procura di Brescia apre un fascicolo: diffamazione aggravata dall’utilizzo di un social network e minacce sono i reati contestati. Tutto contro ignoti, anche se su Facebook le minacce arrivano da profili che sembrano appartenere a persone reali. Per avere la certezza la Procura di Brescia ha chiesto a Facebook di fornirle tutti i dati relativi agli account. Dai vertici del social network la risposta è stata semplice: «Serve una rogatoria». Arrivati a questo punto l’inchiesta si blocca e la Procura arriva quindi a chiedere l’archiviazione a cui si oppone il legale di Massari, l’avvocato Stefano Paloschi. Ieri l’udienza davanti al gip Luca Tringali che ha deciso immediatamente disponendo un supplemento di indagini. Per il giudice la rogatoria non è necessaria. «Il gip è stato chiaro - spiega l’avvocato Paloschi -. Per capire se i quattro profili appartengono davvero a individui reali basterà incrociare i dati anagrafici che le persone coinvolte hanno indicato nelle loro pagine».