Incidente ferroviario a Rodengo: misure di sicurezza nel mirino

Il carrello che ha investito mortalmente Nicola Franchini e ferito in modo molto serio il collega era senza freni

Rodengo, il luogo della tragedia

Rodengo, il luogo della tragedia

Brescia, 28 ottobre 2016 - Vicino ai binari non c’era. Gli investigatori lo stanno cercando a bordo della motrice travolta venerdì scorso da un carrello carico di traversine di legno e binari d’acciaio lungo la Brescia-Iseo-Edolo. E’ un giallo la presenza o meno di un semplice cuneo a bordo dei mezzi coinvolti nel drammatico incidente ferroviario costato la vita a un operaio di Ferrovie Nord, il 34enne Nicola Franchini di Iseo, e che ha provocato il ferimento di un altro. Il pezzo, la staffa come viene chiamato nell’ambiente ferroviario, è l’elemento che messo tra le ruote e il binario consente di tenere fermi i mezzi ferroviari rimasti senza motrice.

La notte di venerdì il freno non ci sarebbe stato e questa mancanza avrebbe provocato l’incidente mortale. Gli inquirenti, le indagini coordinate dalla procura sono condotte dalla Polfer , vogliono capire se l’assenza del cuneo che doveva frenare il carro sia dovuto a un episodio estemporaneo o se invece sia una costante. «Stiamo cercando di capire se si sia trattato di una sorta di eccesso di sicurezza o se il cuneo non era in dotazione agli operai impegnati nell’attività di manutenzione sulla linea – spiegano gli inquirenti che cercano di fare completa luce sull’incidente – La cosa certa è che nei pressi del luogo dello schianto non è stato trovato».

A tradire gli operai venerdì notte ci sarebbe stata la leggera pendenza del terreno nel tratto su cui stavano lavorando. Il carrello non ancorato si è mosso iniziando una lenta, ma inesorabile corsa. «Due minuti dopo aver sganciato il carrello dalla motrice c’è stato o schianto. Ho cercato di avvertire i miei colleghi e di fermare il carrello ma non ci sono riuscito» ha raccontato Sperandio Barcellandi, l’operaio di 58 anni che venerdì era addetto al controllo del carrello carico di traversine, quando martedì mattina è stato sentito dal sostituto procuratore Carlo Pappalardo. Dopo di lui il magistrato intende ascoltare anche l’altro sopravvissuto, il 32enne Francesco Fusari. L’uomo è ancora ricoverato al Civile. Nelle scorse ore i medici hanno cercato di risvegliarlo dallo stato di coma farmacologico in cui si trova dall’alba di sabato. I dolori troppo forti, l’uomo nell’impatto ha subito gravi lesioni agli arti e al bacino, hanno costretto i medici a sedarlo di nuovo. Il magistrato anche a lui vorrà chiedere nuovi particolari sugli ultimi istanti prima dello schianto. In attesa di risolvere il giallo del freno mancante, l’inchiesta della Procura di Brescia resta aperta per omicidio e lesioni colpose sempre a carico di ignoti.