Inferno in A21, lo choc del sopravvissuto: "Ho visto la morte negli occhi"

Istanti di terrore puro, indeciso se correre ad estrarre dalle fiamme quelle persone intrappolate nell’auto incastrata sotto il suo camion o scappare: "Mi ha salvato l’istinto di sopravvivenza"

L’autotrasportatore Gianni Giuliani (Fotolive)

L’autotrasportatore Gianni Giuliani (Fotolive)

Brescia, 5 gennaio 2018 - Istanti di terrore puro, indeciso se correre ad estrarre dalle fiamme quelle persone intrappolate nell’auto incastrata sotto il suo camion o scappare. «Mi ha salvato l’istinto di sopravvivenza». Gianni Giuliani, 48 anni, di Romagnano, in provincia di Trento, è il camionista che guidava la cisterna carica di gasolio coinvolta, martedì, nel tamponamento sulla A21. Sono morti carbonizzati in sei: padre, madre, una cognata e due bambini (tra cui una piccola di pochi mesi), una famiglia della Francia del Sud, e l’autotrasportatore che ha innescato l’incidente tamponando la Kia dei francesi, spinta contro l’autocisterna. Giuliani è l’unico sopravvissuto alla strage. Un miracolato, che porta in faccia i segni della morte vista da vicino.

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«Andava a fuoco tutto - racconta - dopo essermi allontanato ho sperato di vedere qualcuno vagare in autostrada, speravo che anche loro ce l’avessero fatta. Ma non è stato così». Ieri il pm Roberta Panico l’ha ascoltato come persona informata dei fatti. Per due ore Giuliani ha ripercorso quegli attimi agghiaccianti, fornendo elementi utili per ricostruire la dinamica dello schianto. Un incidente non inquadrato dalle telecamere, che erano rivolte verso un altro tamponamento avvenuto qualche chilometro più a Nord alle 12,30, che aveva provocato la coda. Alle 14,19 in prossimità del viadotto 217, a Montirone, l’inferno si è materializzato: un camion carico di sabbia guidato da un autista italomacedone di Cuneo ha tamponato la Kia che lo precedeva. Non è chiaro se l’auto fosse in coda o avesse abbozzato un sorpasso. È stata schiacciata sotto l’autocisterna, poi esplosa.  «Ero entrato in autostrada a Cremona e rientravo a Trento – ha raccontato Giuliani, marito e padre, dipendente della Firmin di Lavis, un’azienda che commercializza carburanti -. Già a Pontevico avevo visto i cartelli che davano uscita obbligatoria a Brescia Sud. Ho rallentato e mi sono accodato al tir che mi precedeva. D’un tratto da fermo ho sentito una gran botta che mi ha fatto sollevare dal sedile, poi una seconda botta che mi ha spinto la faccia sul parabrezza». Da 28 anni vive sui camion e annualmente svolge corsi per gestire le emergenze. L’autista trentino ha capito subito che era in gioco la vita. Ha lasciato documenti e telefono sul tir e si è lanciato dalla cabina: «Nello specchietto destro ho visto un bagliore e l’istinto di sopravvivenza mi ha detto di lasciare subito il camion. Sono sceso e ho visto l’auto incastrata sotto il rimorchio, a 12 metri da me, già avvolta dalle fiamme, i vetri oscurati dalla fuliggine». Ieri intanto sono state eseguite le autopsie sulle vittime e i prelievi genetici per l’identificazione, già a buon punto. Gli intestatari dell’auto sarebbero marito e moglie residenti tra Costa azzurra e Provenza. Una famiglia che era diretta a Verona.