Caso Green Hill, la Cassazione conferma le condanne

La terza sezione penale della Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dagli imputati

Un cucciolo di beagle (foto repertorio)

Un cucciolo di beagle (foto repertorio)

Montichiari (Brescia), 3 ottobre 2017 - La vicenda giudiziaria di Green Hill è arrivata al suo terzo grado di giudizio: la Cassazione ha confermato le condanne ai responsabili dell'allevamento di Montichiari, nel Bresciano, accusati di maltrattamenti su cani beagle. La terza sezione penale della Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dagli imputati - il direttore dell'allevamento Roberto Bravi, il veterinario Renzo Graziosi e a Ghislaine Rondot, cogestore di Green Hill - contro le condanne, comprese tra un anno e un anno e mezzo di reclusione, inflitte loro dalla Corte d'appello di Brescia nel febbraio 2016.

I giudici di secondo grado confermarono anche la confisca di oltre 2.600 cani, affidati a famiglie in tutta Italia. Nell'allevamento, che fu chiuso nel 2012, erano ospitati beagle destinati alla sperimentazione: secondo l'accusa, dal 2008 al 2012, nel centro di Montichiari sarebbero morti oltre 6mila cani. Anche in primo grado, nel processo celebrato davanti al tribunale di Brescia, i tre imputati vennero condannati.