Omicidio a Calcinato, la vedova di Gennaro Esposito: "Ditemi perché è morto"

La disperazione della vedova di Gennaro Esposito ucciso a colpi di coltello dall’amico senegalese

L'uomo arrestato per l'omicidio di Gennaro Esposito

L'uomo arrestato per l'omicidio di Gennaro Esposito

Calcinato, 7 marzo 2017 -  Quando è stato fermato Dione Cheikh, dopo aver accoltellato a morte l’amico, è apparso in stato confusionale: «Io e Gennaro fumavamo insieme qualche canna, tutto qui. Non ricordo altro», ha detto il 34enne senegalese ai carabinieri che lo ammanettavano per omicidio volontario. I militari di Calcinato però sono sicuri: ha ucciso lui domenica sera Gennaro Esposito, 37 anni, di origini campane, con cui aveva trascorso parte del pomeriggio. Un delitto maturato in un contesto di disoccupazione, piccolo spaccio di hascisc e qualche volta di coca. L’epilogo di una lite scaturita forse per motivi banali, amplificati dal “fumo”. Lavoretti che c’erano e non c’erano, lo straniero era stato arrestato una decina d’anni fa per droga. Nessuno dei due lavorava al momento.

Erano le 20 quando i vicini di Cheikh, che si appoggiava al padre intestatario di un alloggio comunale in via San Germano 6, lo hanno visto gridare, uscire da casa preceduto da Esposito, inseguirlo in strada e finirlo con una dozzina di coltellate nella schiena e al collo. Placata la furia, l’uomo si è girato ed è tornato nel cortile su cui si affacciano un pugno di case arancioni, attorno campagna, reti di letto, vecchie cucine e sedie rotte ammassate negli angoli. «Urlava, gli ho chiesto di abbassare la voce perché ci sono i bambini ma non ascoltava – racconta Khalid Petraq, porta accanto – Non era la prima volta». Nadia, qualche casa più in là, dice che a volte quel ragazzo dava problemi al vicinato. «Ma non credevo arrivasse a tanto – si stringe nelle spalle la donna – Il padre poi era a posto, gli regaliamo spesso dei vestiti».

Anche Esposito, sposato e papà di due bimbe di 6 e 12 anni, aveva fatto il pizzaiolo e poi null’altro. Viveva con le piccole e la moglie senegalese (pare si stesse separando) in una casa comunale in piazza. «Campavamo con il mio stipendio, mi arrangio facendo pulizie – rivela Suzan Jgbinigia, la vedova – Cheikh lo conosco bene, era da noi domenica. Gennaro è uscito con lui e non è più tornato: non era preoccupato. Qualcuno mi spieghi perché è successo questo». Su Facebook il 37enne pubblicava di continuo articoli dei casi di disoccupati suicidi. Era incensurato, ma i carabinieri sospettano bazzicasse ambienti sbagliati. «Il padre di Dione, una persona affidabile che ha svolto per noi lavori socialmente utili, ci aveva segnalato che il figlio era tossicodipendente – chiarisce il sindaco Marika Legati – Quanto agli Esposito, sono seguiti dai servizi sociali ma non hanno aiuti economici. Come se la cavassero in quattro è un mistero».