Erbusco, nuovi elementi sul delitto di Belkahla

Per gli inquirenti infatti potrebbe essere stata la ragazza ad avere dentro la borsa il coltello da cucina usato per il delitto e ad affondare la lama nel corpo di Belkahla PA.CI.

Giulia Taesi e Manuel Rossi (Facebook)

Giulia Taesi e Manuel Rossi (Facebook)

Erbusco, 14 maggio 2016 - L'esame dei reperti e delle tracce biologiche trovate sulla scena del delitto di Riadh Belkahla, il tunisino di 48 anni ucciso a coltellate la sera di martedì 12 aprile nella campagna di Erbusco, doveva iniziare nelle scorse ore all’interno dei laboratori del Ris a Parma. I legali dei due giovani finiti in carcere per il feroce omicidio (una ottantina le ferite da taglio contate sul corpo del tunisino), il 28enne Manuel Rossi e la sua fidanzata 21enne Giulia Taesi, hanno però fatto richiesta di incidente probatorio. La Procura ha perciò annullato l’esame e i tempi per ottenere nuove risposte rischiano così di allungarsi. Manuel Rossi nel corso degli interrogatori ha sempre detto di avere colpito Belkahla per difendere la fidanzata minacciata con un coltello dal tunisino.

Una versione che non convince e che sarebbe suffragata da quanto racconta direttamente la scena del delitto. Per gli inquirenti infatti potrebbe essere stata la ragazza ad avere dentro la borsa il coltello da cucina usato per il delitto e ad affondare la lama nel corpo di Belkahla. Sul sedile del passeggero, dove era seduta Giulia Taesi, non sarebbero infatti state trovate tracce di sangue. «Come se qualcuno vi fosse seduto – spiegano fonti vicine a chi sta cercando di fare emergere come davvero sono andate le cose – Eppure negli interrogatori Rossi ci ha detto che la ragazza era scesa dall’auto non appena iniziata la colluttazione». Ci sarebbero poi gli schizzi di sangue trovati sull’auto che sembrerebbero raccontare di coltellate partite proprio dal sedile del passeggero della Mercedes di Belkahla.