Brescia, l’emergenza aviaria è bestiale: 8,3 milioni di costi

Secondo le cifre fornite da Ats, 793mila capi sono stati già abbattuti e altri 129mila lo saranno a breve

Gli abbattimenti in un allevamento

Gli abbattimenti in un allevamento

Brescia, 14 novembre 2017 - L’influenza aviaria non si ferma. Dopo il depopolamento nell’agosto 2017 da parte del personale dell’Agenzia di tutela della salute (Ats) di Brescia in un allevamento a Lonato, la situazione è precipitata a metà ottobre. Il virus ha colpito il distretto di Lonato portando l’infezione all’interno di 21 impianti: 529.273 i capi abbattuti. Questo non è bastato. L’Ats è dovuta intervenire anche in 10 allevamenti indenni con l’abbattimento di 263.811 capi tra tacchini, anatre, polli e galline ovaiole. L’emergenza, anche se tenuta sotto controllo, è tutt’altro che terminata. «Sono in previsione altri 5 interventi in altrettanti impianti in zona di protezione dal focolaio di Cigole – afferma Carmelo Scarcella, direttore generale Ats Brescia – con l’abbattimento di 129.600 capi».

Un lavoro, spiega Francesco Brescianini direttore dipartimento veterinario, «che prevede la presenza del veterinario in tutte le procedure prima e dopo l’abbattimento ma anche la definizione delle zone di protezione e di sorveglianza definite da un raggio rispettivamente di 3 e 10 chilometri di distanza dal focolare con il blocco della movimentazione di pollame, pulcini e uova. Per velocizzare le operazioni abbiamo istituito una “unità di crisi”». Operazioni che hanno generato spese. A oggi, è stata effettuata una stima degli indennizzi che verranno riconosciuti agli allevatori a seguito dell’abbattimento dei capi per 3.475.407,41 euro e di 2.684.294,9 euro nel caso di abbattimento per depopolamento. Per l’abbattimento e lo smaltimento delle carcasse la spesa si aggira intorno ai 2 milioni e 200mila euro. «Una vera e propria emergenza di sanità pubblica», ha sottolineato Scarcella. L’epidemia che ha colpito il nostro territorio è provocata dal ceppo virale H5N8 ad alta patogenicità che entra in contatto con gli animali attraverso la fauna selvatica. «Attualmente – spiega Fabrizio Speziani, direttore sanitario Ats Brescia – non ci sono rischi per il consumatore e per l’uomo. Il lavoro in atto è di prevenzione affinché il virus non muti».