Morto schiacciato dalla croce di Cevo, scagionati i preti

Il tribunale non ravvisa responsabilità per monsignor Ivo Panteghini e don Santo Chiapparini nella vicenda che ha portato alla morte del 21enne Marco Gusmini

La croce crollata

La croce crollata

Cevo (Brescia), 22 febbraio 2018 - Prima iscritti nel registro degli indagati, quindi la loro posizione è stata archiviata, poi dopo l’opposizione all’archiviazione da parte dei genitori della vittima sono nuovamente finiti nel registro degli indagati. Ieri il gup Giovanni Pagliuca li ha definitivamente scagionati assolvendoli dall’accusa di avere provocato la morte di Marco Gusmini, il 21enne di Lovere che nell’aprile del 2014 è rimasto ucciso a Cevo schiacciato dalla croce progettata da Job.

Si è chiuso con l’assoluzione con formula piena la vicenda giudiziaria per monsignor Ivo Panteghini, don Santo Chiapparini consiglieri dell’associazione culturale “Croce del Papa” che hanno scelto la strada del rito abbreviato per difendersi dall’accusa di «non aver adempiuto agli obblighi di manutenzione previsti dal manuale d’uso del manufatto ligneo e, comunque di non aver rispettato le cautele manutentive consigliate dall’ordinaria diligenza, prudenza e perizia, in particolare non provvedendo alla verifica dello stato del legno e alla conseguente catramatura periodica».

Per il gup del tribunale di Brescia non hanno alcuna responsabilità per il crollo avvenuto sul Dosso dell’Androla mentre sotto un gruppo di ragazzi del grest era in pellegrinaggio nei pressi della imponente realizzazione. Resta invece aperto il processo a carico del presidente dell’associazione, Marco Maffessoli, degli altri membri don Filippo Stefani, Elsa Belotti e Bortolino Balotti e del direttore dei lavori Renato Zanoni. Nell’ultima udienza, quella celebrata lunedì, i consulenti della Procura hanno sottolineato che a causare il crollo è stata l’acqua che ha fatto marcire il legno: «Bastava un controllo per accorgersene», hanno concluso.