Crollo mortale della croce di Cevo, i periti: "Bastava un semplice controllo"

Nell'incidente del 24 aprile del 2014 perse la vita Marco Gusmini, studente di Lovere

L'opera dopo il crollo

L'opera dopo il crollo

Brescia, 20 febbraio 2018 - "Con controlli regolari ci si sarebbe potuti accorgere di come il manufatto si stava ammalorando". A sottolinearlo i consulenti della Procura di Brescia nel corso della nuova udienza del processo per la morte di Marco Gusmini, il 21enne di Lovere rimasto ucciso il 24 aprile del 2014 a Cevo dal crollo della croce di Job, il crocifisso costruito nel 1998 per la visita di papa Giovanni Paolo II e collocato nel 2005 sul Dosso dove è accaduta la tragedia. Per la morte di Gusmini nei mesi scorsi al termine del processo celebrato con il rito abbreviato è stato condannato a un anno di reclusione Ivan Scolari, tecnico del Comune di Cevo. Ha patteggiato un anno e due mesi Silvio Citroni, il sindaco del centro della Val Camonica. Mentre è stato assolto Mauro Bazzana, il primo cittadino in carica nel 2005 quando la croce venne installata. Hanno scelto la strada del dibattimento Renato Zanoni, il direttore dei lavori che portarono all’installazione del 2005, Marco Maffessoli, presidente dell’Associazione croce del papa, don Filippo Stefani (parroco di Cevo), Elsa Belotti e Lino Balotti, anche loro rappresentanti dell’associazione che aveva l’obbligo di verificare le manutenzioni periodiche del legno della croce.

Per questi ultimi tre inizialmente il pm Caty Bressanelli aveva chiesto l’archiviazione, ma il gup aveva accolto l’opposione al provvedimento depositata dai genitori di Marco Gusmini decidendo il rinvio a giudizio. A processo, il rito abbreviato si aprirà giovedì, anche altri due sacerdoti. Si tratta di don Santo Chiappaprini (vicario zonale), monsignor Ivo Panteghini (responsabile dei Beni della Curia di Brescia) per i quali la Procura aveva chiesto l’archiviazione incontrando però il parere negativo del Tribunale di Brescia chiamato in causa dai genitori della vittima.

"Il crollo della croce è avvenuto perché nel troncone superiore del manufatto (alto 30 metri, come un condominio, ndr) si era infiltrata acqua – hanno sottolineato ieri nel corso della loro deposizione gli ingegneri Francesco Passi e Dario Bianchetti, i consulenti della Procura che hanno potuto osservare la croce dopo il crollo prendendo in mano tutti i documenti relativi alla costruzione – Per rendersi conto dell’umidità presente nel manufatto servivano esami da svolgere almeno una volta ogni sei mesi. Nessuno però nel 2005 al momento della nuova installazione ha valutato le condizioni della croce rimasta smontata a terra per sette anni".