Le api in fuga, l'allarme: "Così la profezia di Einstein rischia di avverarsi"

Coltivazioni intensive di mais e potature le cause principali della loro progressiva estinzione

Un apicoltore (Studiosally)

Un apicoltore (Studiosally)

Brescia, 22 gennaio 2017 - Troppo inquinamento atmosferico, colture intensive di solo mais che hanno relegato ai margini la biodiversità vegetale, trattamenti chimici aggressivi. E il risultato è che le api migrano altrove. È allarme nella Bassa per gli insetti impollinatori, in drastico calo per colpa di un habitat poco ospitali. A dirlo sono gli apicoltori, già provati negli ultimi anni da stagioni troppo calde o troppo piovose, che in provincia hanno portato a un taglio della produzione del miele fino al 50 per cento.

Il fenomeno è tale che gli addetti ai lavori hanno promosso «For bee», «Per le api», un progetto volto al ripopolamento degli insetti con una piantumazione ragionata del verde. «Stiamo girando nei Comuni per distribuire una busta di semi vari – dice Claudio Vertuan, presidente dell’Associazione apicoltori di Brescia –. Vogliamo sensibilizzare le amministrazioni sull’importanza delle api, senza le quali, come sottolineava Einstein, avremmo solo quattro anni di vita. L’idea è convincere i sindaci a programmare la coltivazione di piante con una fioritura progressiva in modo da distribuire nel corso dell’anno le impollinazioni, magari dedicando terreni incolti a piante da fiore».

«Se rispettiamo la natura ne guadagniamo tutti, compresi gli agricoltori i cui interessi economici spingono verso colture esclusive di mais – continua Vertuan –. Più sensibilità significa anche fare attenzione alle drastiche potature di tigli e robinie di cui si lasciano solo tronchi, o alle sfalciature nelle rotonde stradali dove i fiori non esistono più. Il paradosso è che di recente gli sciami si trovano meglio in città, perché le api si appoggiano ai parchi. A Milano stanno nascendo esperimenti di apicoltura urbana sui tetti dei palazzi».

Il crollo della produzione del miele mostrano – robinia, tiglio, castagno e rododendro le specialità bresciane – ha un’altra conseguenza: «L’invasione del miele made in Cina, dove l’inquinamento è fuori controllo e la qualità bassa. Arriva in Italia attraverso l’Europa dell’est». Sul nostro territorio ci sono 1.500 apicoltori che si occupano di circa ventimila famiglie. Un mondo antico nel quale la tecnologia più spinta fa incursioni promettenti. A breve, infatti, le api diventeranno droni. Sugli insetti saranno installati microchip in grado di registrare informazioni su traiettorie di volo, distanze, peso e qualità del nettare e del polline raccolti.