Colture disastrate: la beffa dei rimborsi

Nel Bresciano i danni provocati dalla gelata di aprile ammontano a 20 milioni di euro. Ma si rischia che non arrivi nulla

Un campo

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Brescia, 26 luglio 2017 - Contributi di solidarietà e stato di calamità per le aziende agricole? Rischiano di essere una medaglia al valore, senza risvolti pratici. In questi giorni Regione Lombardia ha inviato al Ministero delle politiche agricole il conto dei danni provocati dalla gelata di aprile scorso. Si parla, per Brescia, di 20 milioni di euro (stima ottimistica per Coldiretti), per 33 Comuni coinvolti; colpiti soprattutto viticoltori, coltivatori di kiwi e apicoltori, che hanno segnalato un calo medio della produzione del 40%.

I tempi d’erogazione dei contributi sono lunghi, almeno 3 anni, ma è molto più probabile che non arrivi proprio nulla. "Possono essere risarciti – spiega Giacomo Lussignoli, presidente Condifesa di Coldiretti – a copertura parziale dei danni, i prodotti non assicurabili, che sono pochissimi". Anche il riconoscimento della calamità naturale, invocato da molti in questi giorni per la siccità, può servire a congelare il pagamento di mutui e contributi, ma quanto a indennizzi, c’è poco da sperare.

"Anche quando è stato riconosciuto – sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – poi non c’è stata una copertura economica. C’è grande attenzione su questo tema, ma senza risvolti concreti". Per le associazioni di categoria, è fondamentale spingere sulla copertura assicurativa, che oggi riguarda, nel Bresciano, non oltre il 30% degli imprenditori agricoli per un valore dei prodotti di 200-250 milioni di euro. "Ci si assicura – spiega Lussignoli – soprattutto se il valore dei prodotti è importante. Chi non ha questa attenzione, resta esposto ai rischi, perché se una coltura è assicurabile lo Stato non riconosce nulla". Ad aggravare il quadro c’è la burocrazia. Nelle casse del Piano di sviluppo nazionale assicurativo sono fermi 1,7 miliardi di fondi europei che dovrebbero coprire, per il 2015-2020, una buona parte dei premi assicurativi per le polizze agricole.

"I soldi ci sono – spiega Oscar Scalmana, vice presidente di Confagricoltura e presidente di AgriDifesa Lombardia – ma sono fermi a Roma. I consorzi, che anticipano alle compagnie i premi, sono così esposti per circa la metà di quanto pagato. E’ una situazione paradossale che porta a una disaffezione completa verso le assicurazioni".