Brescia, 24 giugno 2014 - Rinviata al prossimo 29 ottobre per un vizio di forma. È durata poco più di un’ora la prima udienza del processo che vede sul banco degli imputati i vertici e i manager di Green Hill, l’allevamento di Montichiari dove i cani beagle erano destinati alla sperimentazione scientifica sequestrato nel luglio del 2012 (i 2.639 cani vennero affidati ad altrettante famiglie).

Alla sbarra ci sono Ghislane Randot, rappresentante legale dell’allevamento di Montichiari, il direttore di Green Hill Roberto Bravi, il veterinario aziendale Renzo Graziosi e Bernard Gotti della multinazionale americana Marshall Farms che devono rispondere, a vario titolo, di uccisione di cani senza necessità e maltrattamenti di animali in concorso.

Nessuno di loro ieri mattina era presente in aula e fuori dal tribunale non c’erano le associazioni animaliste come ci si poteva aspettare. L’udienza, nella quale dovevano essere prese in considerazione l’ammissione al procedimento delle parti civili, è stata rinviata alla fine di ottobre. Enzo Bosio, uno dei due avvocati del collegio difensivo – l’altro è Luigi Frattini – durante l’udienza ha chiesto l’annullamento della citazione in giudizio sostenendo di non aver ricevuto la notifica del decreto di citazione per due dei suoi assistiti (Randot e Gotti).

Dopo una breve sospensione il giudice Roberto Gurini ha precisato che il decreto è stato sì notificato, ma non risulta effettivamente trasmesso al difensore. Da qui la sospensione e il rinvio a mercoledì 29 ottobre. In quella data la corte stabilirà quali parti civile saranno ammesse, hanno presentato la loro domanda la Lav, Legambiente, Enpa, Leal (Lega antivivisezionista) Lega nazionale Difesa del cane e l’associazione Vita da cani, e quali le prove che saranno esaminate durante il processo.

Quella delle prove sarà con ogni probabilità il momento più caldo di questa prima fase processuale con il pm Ambrogio Cassiani certo di avere in mano materiale decisivo. Già fissate anche le altre date del processo: il 12, il 19 e il 26 novembre. «Saranno quattro mercoledì in cui i riflettori del mondo saranno puntati sul tribunale di Brescia – spiega Gianluca Felicetti, presidente nazionale della Lav (la Lega antivivisezione) – personalmente parteciperò a tutte le prossime udienze». «Deve emergere chiara la responsabilità della società, non tanto quella dei singoli imputati», sottolinea Vittorio Arena, uno degli avvocati di Legambiente.