Brescia, 17 maggio 2014 - Non c’è ancora pace per il Bigio, la statua che sarebbe dovuta essere ricollocata in piazza Vittoria a Brescia, ma sul cui futuro non ci sono ancora certezze. Realizzata nel 1932 da Arturo Dazzi, è alta 7 metri e mezzo. Piacque molto a Benito Mussolini come raffigurazione dell’Era fascista, che divenne il suo nome ufficiale. A livello popolare, la statua passò alla storia con il nome di Bigio probabilmente perché realizzata in “marmo bigio” e rimase nella piazza sino all’arrivo degli Alleati che decisero la sua rimozione in quanto simbolo del ventennio fascista.

Da allora, è rimasta nascosto agli occhi dei bresciani e del mondo, in un magazzino della periferia del bresciano, alla mercè dei vandali. Nel 2007, il primo segnale di apertura da parte dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Paolo Corsini, oggi parlamentare del Pd. Il progetto di recupero e restauro ha preso poi vigore con l’amministrazione di centrodestra guidata da Adriano Paroli, insediata nel 2008, che ha seguito le indicazioni della Sopritendenza spendendo 460.000 euro per il recupero. Giunti al momento di rimettere la statua al suo posto, però, le polemiche anche delle associazioni dei partigiani hanno portato Paroli a sospendere l’installazione fino alle elezioni. Con il cambio di giunta, tutto si è bloccato, perché il sindaco Emilio Del Bono (Pd) di rimettere il Bigio non ne vuole sapere.

Ma gli ultimi sviluppi fanno presupporre che la vicenda non finisca qui. Giovedì, il Governo ha fatto sapere di approvare la decisione del sindaco di tener conto dei sentimenti dei bresciani. Subito la risposta di Fratelli d’Italia, che ha annunciato un esposto alla Corte dei Conti, visto che la Loggia ha speso mezzo milione per rimettere a nuovo la statua. Pronta anche una nuova interrogazione parlamentare, per chiedere se c’è stato un cambiamento nel parere della Soprintendenza ai Beni architettonici e culturali. Insomma, la vicenda continua.

di Federica Pacella