Brescia, 4 maggio 2014 - I serenissimi? Difficile fossero davvero capaci di occupare piazza San Marco a Venezia con il tanko. Se gli aspiranti secessionisti hanno convinto della propria pericolosità la Procura di Brescia e i carabinieri del Ros, non sono riusciti a fare altrettanto con il Riesame, che a riguardo nutre «gravi perplessità». In 66 pagine il tribunale della Libertà ha spiegato le ragioni dell’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare notificata il 2 aprile scorso a 24 persone accusate di associazione con finalità di terrorismo e eversione democratica e fabbricazione di armi da guerra. Solo il cosiddetto capo C, la fabbricazione di armi, è stato ritenuto sussistente, per il resto invece mancherebbe la gravità indiziaria.

Di qui la scarcerazione per gli indagati che avevano fatto ricorso, ossia Franco Rocchetta, Lucio Chiavegato, Roberto Bernardelli, Corrado Manessi, Riccardo Lovato e Roberto Abeni, Maria Marini, Angelo Zanardini, Patrizia Badii e Giancarlo Orini. Si impone invece la misura domiciliare per Tiziano Lanza, Corrado Turco, Stefano Ferrari, Michele Cattaneo e Flavio Contin, coloro che avrebbero «coltivato per lungo tempo e senza alcun ripensamento il proposito della realizzazione dell’arma e ideato un armamento particolare, di notevole calibro e applicato a un mezzo cingolato di imponente forza d’urto». Se il Gip ritiene che gli indipendentisti già dal maggio 2012 al momento della costituzione dell’Alleanza volessero ottenere l’indipendenza del Veneto con la violenza, per il Riesame quei propositi sono maturati solo successivamente, culminando nella consegna del tanko il 7 ottobre 2012 a Casale di Scodosia (Padova).
Le conversazioni intercettate in precedenza «non offrono spunti di alcun genere circa la deriva militare». Il discrimine è appunto la consegna del blindato. Ma parlare di associazione, tanto più con finalità di terrorismo, pare fuori luogo: gli atti esecutivi programmati sono «ben individuabili» e «circoscritti»: l’occupazione di piazza San Marco, il proposito di collocare uomini armati sui tetti per fiancheggiare la presa della piazza, nonché quello di occupare altri luoghi simbolici quali un torrione del castello di Brescia e un’altra torre in Valcamonica. Propositi sulla cui serietà e condivisione i giudici si dicono «perplessi».

I secessionisti infatti non risulta volessero aggredire. Il tanko e le armi leggere evocate «erano destinati a mera funzione di resistenza e eventuale difesa rispetto a ipotetici attacchi violenti delle forze dell’ordine» scrive il Riesame. Gli atti individuati erano «a scopo dimostrativo», «non finalizzati alla reale presa del territorio né a una creazione di un nuovo Stato ma volti a sensibilizzare l’opinione pubblica e indurre i legittimi poteri a considerare i movimenti indipendentisti». Uniche condotte ritenute penalmente rilevanti sono quelle inerenti la fabbricazioni di armi, la cui potenzialità di offesa dovrà essere oggetto di specifiche verifiche. Ma per questo il tribunale di Brescia si è dichiarato incompetente e ha trasferito gli atti a Padova.

di Beatrice Raspa