di Federica Pacella

Brescia, 17 aprile 2014 - «Un nome conosciuto fa sempre comodo in un processo». Così Giorgio Corbelli, amministratore della casa d’arte Finarte e di Telemarket, spiega il suo coinvolgimento nell’inchiesta partita dalla procura di Verona ed ora passata a Brescia, insieme al gallerista bresciano Roberto Agnellini. Tutto inizia nel 2008, quando la Procura di Verona indaga sulle acquisizioni di dipinti importanti, da Picasso a Warhol a Fontana, da parte della veronese Mondialfruit.

Secondo l’accusa, le opere sarebbero state acquistate a prezzi esorbitanti con fondi sottratti al fallimento della società, un crac da 30 milioni: in totale, 15 milioni di euro che dovevano andare ai creditori, sarebbero stati spesi per i quadri (mai ritrovati). Tra quelle acquistate, una tela arriva da Finarte, l’altra, un Picasso, dalla galleria Agnellini, che a sua volta l’aveva acquistata da Telemarket. Per l’accusa, parte dei soldi, sarebbero stati rigirati ai compratori. «Io non conosco i protagonisti veronesi — ricostruisce Corbelli — conosco solo Roberto Agnellini. Tutti i pagamenti sono regolarmente documentati».

Ma la vendita è stata gonfiata? «Io avevo comprato il Picasso per 1,2 milioni, Agnellini l’ha preso per 1,4 milioni e l’ha rivenduto per 1,7 milioni alla Mondialfruit. Sono ricarichi compatibili con investimenti economici», sottolinea Corbelli. Ora il tribunale del Riesame, con sentenza depositata l’11 aprile, ha stabilito il trasferimento di tutti gli atti al tribunale di Brescia, come chiesto dalla difesa di Corbelli. «Dei bravi giudici — commenta Corbelli — avrebbero dovuto sapere che quello non era il loro ambito d’inchiesta. E mi chiedo: sarebbe giusto indagare i costruttori di un edificio per riciclaggio, quando gli acquirenti non onorano il mutuo? Se errore c’è, è stato nell’affidamento della banca all’azienda». Ora Corbelli è ottimista rispetto all’esito del processo, anche se nella prima udienza preliminare (la data è da fissare) potrebbe essere confermato il rinvio a giudizio. Conseguenze sulla attività? «Sicuramente la situazione incide negativamente. Nel marzo 2002 sono stato arrestato sul nulla, ma per sette giorni mi toccò la galera. Non sono mai stato rinviato a giudizio, ma le persone pensano che ho fatto qualcosa».