Milano, 10 aprile 2014 - Ci sarà lo schienale della sedia che si modella sul corpo di chi si appoggia. O la scarpone da montagna che, adattandosi a chi lo calza, tiene saldo il piede. O, ancora, lo zaino che imita le forme di chi lo indossa. La tecnologia per realizzare queste idee, Vacust, porta la firma di un imprenditore di Brescia, Alessandro Mazzucchelli. Da vent’anni nel campo degli articoli per sport estremi, l’inventore ha trovato il modo per superare il limite dei materiali ergonomici che copiano le forme solo se posizionati orizzontalmente. «Con la mia tecnologia si può fare anche in verticale».

Grazie a questa scoperta Mazzucchelli è tornato carico di riconoscimenti dalla 42esima edizione del Salone internazionale delle invenzioni di Ginevra, sbaragliando una concorrenza di 750 brevetti da 45 Paesi. La tecnologia ergonomica di base è piuttosto semplice: una forma da modellare e il sottovuoto per fissarla. «Hai presente i materassi arancioni che si usano sulle ambulanze? — è l’esempio di Mazzucchelli —. È un sacco piano di polistirolo: togliendo l’aria si compatta e diventa un blocco. Il limite è che potevi farlo solo orizzontalmente». Finché l’Archimede bresciano ha scoperto «il sistema per posizionarlo in verticale, senza che i pallini cadano».

L’intuizione spalanca a decine di applicazioni industriali, dallo sport alla sanità, dagli imballaggi all’automotive. Vacust è il nome della tecnologia tutelata da sei brevetti internazionali. La sigla sta per «Vacuum costum shape technology», dove «costum shape», su misura, indica la capacità della membrana di imitare alla perfezione ogni forma. Mazzucchelli ha già ricevuto le prime proposte per trasferire l’idea sul mercato.

«Sparco, azienda del settore della auto da corsa, ha omologato un sedile per macchine da rally con la mia tecnologia, sarà lanciato l’anno prossimo». E ancora: «Con la Beretta stiamo studiando supporti per zaini pensati per i grandi pesi o per strumenti ortopedici per il pronto soccorso in campo di guerra». All’Università Rizzoli di Bologna un gruppo di ricercatori guidati dal professor Sandro Giannini sta studiando le applicazioni nel decorso post-trauma e nella riabilitazione. E Vacust può arrivare agli scaffali di articoli per escursionisti, in zaini, scarponi da montagna e caschi. Nella logistica, infine, si può applicare alla creazione di imballaggi su misura o di bracci robotici in grado di spostare merci di qualsiasi forma.

Per diffondere il suo brevetto, Mazzucchelli pensa «al sistema del co-branding, sull’esempio della Goretex: lavoriamo come consulenti delle grandi aziende per integrare la nostra tecnologia nei loro prodotti». Alla fiera di Ginevra Vacust ha fatto colpo anche sui rappresentanti di multinazionali a caccia di talenti. «Vincere è stato un doppio successo: mentre gli altri Paesi avevano comprato intere aree per i loro inventori, noi italiani ci siamo dovuti autofinanziare». Alla fine però, l’imprenditore bresciano l’ha spuntata sulla concorrenza. Il consiglio ai colleghi italiani: «Innovare. Se un’azienda asiatica può permettersi di investire il 5-10% del fatturato in ricerca e sviluppo, un italiano può arrivare anche al 50-60%. È l’unica strada per continuare ad avere una manifattura».

luca.zorloni@ilgiorno.net

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