di Luca Degl'Innocenti

Brescia, 3 aprile 2014 - Cinque bresciani d’origine, uno d’adozione. Tanti i presunti “secessionisti” arrestati dai carabinieri del Ros nell’ambito della operazione che ha visto l’esecuzione, in totale, di 24 ordinanze per associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico e fabbricazione e detenzione di armi da guerra. E poi c’è colui che ha dato il via a questa lunga indagine: l’uomo che ha raccontato di questi «deliri» a un maresciallo di stazione dando così l’innesco a tutto. Ma andiamo con ordine. Ecco chi sono gli arrestati: Giancarlo Orini (ai domiciliari poiché ultra 70enne), Corrado Manessi, Roberto Abeni, Angelo Zanardini, Michele Cattaneo e il bergamasco di nascita ma da una vita nel Bresciano Stefano Ferrari.

Orini è considerato dagli investigatori una delle figure di spicco di tutta l’operazione: è lui il fondatore del movimento Brescia Patria che «rappresenta la faccia pubblica “dell’Alleanza”», ovvero l’associazione costituita a scopo eversivo da vari esponenti del secessionismo italiano (sardi inclusi): tutto è avvenuto il 26 maggio in un ristorante d’Erbusco (ora chiuso perché fallito assieme all’annessa azienda vitivinicola). Brescia Patria viene ritenuto “specchietto” per proselitismo e collettori di fondi per la causa (30mila gli euro raccolti solo da Orini attraverso varie adesioni, secondo la ricostruzione dell’accusa, e confluiti in un conto corrente della Banca Padana di cui Corrado Manessi è dipendente in una filiale). Orini nelle intercettazioni svela quello che avrebbe voluto accadesse a Brescia come atto eclatante di separazione concomitante alla presa col carrarmato di piazza San Marco a Venezia: «Occupiamo un torrione del Castello (di Brescia, ndr), in Valcamonica occupiamo una torre anche lì» Si parla anche di distruggere un monumento simbolo dell’Unità di Italia e di attaccare la sede di Equitalia con uno dei Tanko prodotti: «Sì la sfondiamo e passiamo da parte a parte». Così hanno ascoltato e trascritto i militari.

Manessi, già consigliere comunale e provinciale a Brescia: viene ritenuto, in quanto bancario, «cassiere dell’organizzazione». E’ lui che apre un fido iniziale di 5mila euro per le spese dell’organizzazione. I carabinieri hanno certificato la sua partecipazione a tutti gli avvenimenti chiave dell’Alleanza. Abeni invece viene descritto come «triunviro» bresciano dell’associazione con in due succitati. Così come Zanardini che viene individuato come uno dei componenti da inserire nel governo Serenissimo. Ferrari (già segretario della Lega Nord di Sulzano da due settimane, però, commissariata) è posto un gradino sotto nella scala gerarchica ma viene ritenuto un «entusiasta reclutatore».

Poi c'è Cattaneo: è lui il tornitore bresciano cui il leader dei secessionisti veneti Luigi Faccia assegna il compito di realizzare, in qualità di tornitore, la canna da 22 millimetri da montare sul mezzo blindato Tanko e disegnata da un tecnico moldavo, tal Alexandru Budu. Il cannone viene ritirato da Faccia proprio il primo aprile sera - due giorni fa - a poche ore dal blitz dei carabinieri.

E infine lui, mister X: esattamente due anni fa ha raccontato ai Ros dei progetti di separatismo che gli erano stati delineati da Orini durante alcune cene. Ha raccontato anche dell’affitto di un capannone in Veneto in cui realizzare il veicolo da modificare in blindato. E’ stato lui dunque, con la sua “soffiata”, a dare il via all’indagine che ha visto il suo culmine con questa raffica di ordinanze di custodia cautelare e di altre 29 perquisizioni, ma non ancora conclusa.