Brescia, 13 gennaio 2014 - Rimessa in libertà dal tribunale, protesta con gli operatori del carcere di Verziano costretti a buttarla fuori di peso: «Adesso io dove vado? Non fatemi uscire». E il suo avvocato fa ricorso al Riesame contro la scarcerazione. Protagonista della paradossale vicenda, una «signora della droga», al secolo Anna Maria Busi, 50 anni, arrestata con l’accusa di far parte di una pericolosa organizzazione internazionale dedita al traffico di stupefacenti. Siamo a metà aprile 2012. Carabinieri e Guardia di Finanza su indicazione dell’Antimafia, nel corso dell’operazione Elefante Bianco, disarticolano una multinazionale dello spaccio. In manette finiscono 58 persone, tra cui appunto la signora Busi.

Ivertici sono nella ex Jugoslavia ma lo snodo operativo è bresciano, rivelano gli inquirenti, composto da personaggi di spicco con un solido curriculum criminale. L’organizzazione in un anno e mezzo ha spostato oltre trecento chili di cocaina. Già titolare di un negozio di vecchi mobili e chincaglierie nel centrale quartiere Carmine, Anna Maria Busi finisce in manette su esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare. La sua attività di commerciante, credono gli investigatori, è tutta una copertura. Il vero business sarebbe coordinare significative importazioni di coca dal Montenegro. La commerciante frattanto è sempre in carcere, dove pare non se la passi poi male. Finché un bel giorno, a ridosso delle festività natalizie, la difesa della donna ottiene la rimessa in libertà, ma il giudice sceglie il divieto di residenza a Brescia e provincia. Costretta all’«esilio» si è sentita persa. E tramite il suo avvocato ha depositato ricorso al Riesame.


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