Brescia, 29 dicembre 2013 - Potrebbe essere a un passo dalla soluzione il caso dell’eredità lasciata dal defunto don Giulio Gatteri a Valentina Popescu, la 52enne moldava che per 12 anni aveva fatto da badante al parroco di san Sebastiano di Lumezzane. La via d’uscita dall’empasse — un lascito inatteso di 655mila euro, tra i quali potrebbero esserci anche le donazioni dei fedeli, che ha fatto saltare tutti sulla sedia, Curia in testa — sarebbe pronta: si chiama mediazione. «La verifica dei conti è quasi ultimata — annuncia uno dei legali della donna, l’avvocato Biagio Riccio —. Pagheremo tutto quanto è dei parrocchiani. A giorni incontreremo i rappresentanti della Curia».

In via Trieste, tuttavia, dopo quasi tre mesi di stand-by sono sulle spine, per non dire indispettiti, e il clima appare tutt’altro che disteso. L’ultimo passaggio in tribunale, il 7 novembre, si è concluso con lo sblocco di circa 70mila euro a favore della badante in attesa di un controllo incrociato della contabilità, per distinguere appunto quanto era del parroco e quanto invece elargizioni della comunità. «Ci avevano promesso che avremmo risolto entro Natale e invece stiamo ancora aspettando un incontro chiarificatore — lamenta don Gianpietro Girelli, direttore dell’ufficio amministrativo della Diocesi —. Dall’udienza non abbiamo sentito più nessuno, ne siamo dispiaciuti. I nostri avvocati inviano solleciti ogni due settimane e loro se la prendono con una calma eccessiva, che fa sospettare l’interesse di qualche avvoltoio. Noi non possiamo accedere ai conti di don Giulio, quindi siamo bloccati».

Non a caso la Curia, per evitare che alla donna venissero regalate anche le offerte dei parrocchiani, la scorsa estate aveva chiesto e ottenuto il sequestro della somma. A spingere la Diocesi in tribunale era stato un passaggio di circa 300mila euro dal conto della parrocchia a quello di don Gatteri pochi giorni prima della morte. Dal canto suo la badante si è difesa spiegando di avere sempre e solo fatto il suo dovere. Anzi, ha addossato alla Curia la responsabilità del clima di sospetto generale che ora le impedirebbe di trovare un nuovo lavoro. Secca la replica di don Girelli: «Mi spiace per lei ma se la signora voleva una riabilitazione pubblica da parte nostra bastava che ci facesse avere subito i conti di don Giulio. Così non è stato».

di Beatrce Raspa