Capriolo, 29 novembre 2013 - Istigazione allo spaccio, falso ideologico, concussione, calunnia. Sono i reati di cui a vario titolo sono accusati l’ex comandante dei carabinieri di Capriolo, Agostino Perez, e 4 militari (Francesco Lanzillotta, Paolo Mormile, Giuseppe Lupi e Andrea Minchella, in servizio). I 5 sono ai domiciliari da giovedì, su esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare.

Per la Procura, che con il Nucleo investigativo provinciale dell’Arma e i colleghi della compagnia di Chiari indaga da gennaio, la stazione capriolese avrebbe condotto una serie di operazioni antidroga forzando la mano – 9 contestate dal 2009, con sequestri fino a 30 chili di hascisc – servendosi di metodi illegali. In particolare sarebbero stati sfruttati “agenti provocatori” – spesso un nordafricano – non solo per avere soffiate, ma anche per pilotare acquisizioni o cessioni di stupefacente, arrestando poi le persone rimaste impigliate nella trappola e al contempo salvando l’uomo-esca. Un sistema mai apparso nei verbali, secondo l’accusa falsati. Numerose le intercettazioni e perquisizioni eseguite, anche a carico di imprenditori e amministratori.

Venti gli indagati, tra cui l’assessore alla Sicurezza Fabio Cadei e un consigliere comunale. E ancora: nel corso degli interventi i militari si sarebbero serviti di auto e furgoni del Comune o di privati. Mezzi spesso incidentati e poi riparati a spese delle casse comunali. Oggi i 5 arrestati potranno dire la loro nell’interrogatorio di garanzia.

Ma non è tutto. Gli stessi carabinieri sono alle prese con un altro guaio giudiziario. Il gip Cesare Bonamartini sempre oggi in sede di udienza preliminare dovrà decidere se rinviarli a giudizio per presunti arresti illegali di 3 nordafricani nel 2009. A Capriolo tuttavia in molti fanno quadrato attorno all’ex comandante, il quale avrebbe reso più vivibile il centro, combattuto efficacemente lo spaccio e migliorato l’ordine pubblico. Anche il sindaco Fabrizio Rigamonti lo difende: «Su di lui metterei la mano sul fuoco».