Brescia, 14 novembre 2013 - Volendo semplificare, si potrebbe dire che sul caso Stamina si rischia la frattura tra medici e magistrati. Molto più diplomaticamente, l’Ordine dei Medici e Odontoiatri della Provincia di Brescia la chiama «assenza di una sintonia tra le due visioni», quella giuridica e quella clinica. La vicenda è nota: dopo la sospensione da parte di Aifa, nel 2012, della somministrazione di cellule staminali mesenchemiali trattate con metodo Stamina per uso compassionevole negli Spedali Civili di Brescia (avviata con previo nulla osta di Aifa stessa), per accedere alle cure i pazienti si devono rivolgere ai magistrati, con alterne fortune. Oggi in cura all’ospedale bresciano ci sono 36 persone, 123 quelle in lista d’attesa in base alle sentenze dei tribunali. Una situazione che ha generato un disagio, già raccolto dall’Ordine, tra i medici del Civile, che si sono trovati ad essere meri esecutori di sentenze.

«Abbiamo organizzato un convegno — spiega Luisa Antonini, vicepresidente dell’Ordine — per avviare un dialogo tra i magistrati, che emettono le sentenze, e i medici, riluttanti a fare qualcosa deontologicamente discutibile». Non una presa di posizione contro la magistratura, chiarisce il consigliere dell’ordine Giampaolo Balestrieri: «Capiamo che i magistrati rispondono a quesiti pressanti, disperati. Anche loro, però, devono fondarsi su prove, su pareri scientifici più approfonditi». L’Ordine vuole andare oltre il caso Stamina, che, per altro, non vede i camici bianchi completamente compatti.

«I casi Stamina — spiega Germano Bettoncelli, presidente della commissione cultura dell’Ordine — saranno sempre più numerosi. Il problema emerge quando si chiede di accedere a queste cure, non validate, a carico della spesa pubblica. Abbiamo bisogno di organismi che dicano una parola». Più esplicita Adriana Loglio, consigliere dell’Ordine: «L’articolo 32 della Costituzione sancisce il diritto alle cure, ma che abbiano una validazione. Terapie inefficaci ma costose sottraggono risorse per tutti».

L’ordine sottolinea poi che di casi Di Bella e Stamina ce ne sono solo in Italia. Una situazione dovuta alla «carenza di cultura scientifica — sottolinea Loglio — che porta a lasciarsi facilmente trasportare dal miracolismo». La richiesta, dunque, è di avere linee guida per un rapporto di collaborazione diverso con la magistratura. Chi dovrebbe stilare queste linee guida, senza per altro violare l’indipendenza di uno dei poteri dello Stato, è tutto da vedere. Il dibattito è aperto.