Brescia, 12 settembre 2013 - «Privo di consistenza scientifica». E’ un’indiscrezione, ma pare che così si siano espressi gli esperti chiamati dal Ministero della Salute a redigere una valutazione sul “metodo Stamina”. Sono ore decisive, dunque, per una cura che, a Brescia, presso una struttura affittata della Stamina Foundation al Civile, conta 40 pazienti che già hanno iniziato la terapia di infusione di cellule mesenchimali per curare le loro gravissime patologie neurodegenerative. Ora la palla passa nelle mani del ministro della Salute Beatrice Lorenzin: a lei la decisione se iniziare con la sperimentazione clinica (per cui sono stati stanziati 3 milioni di euro) oppure sospenderla sine die. Il parere del comitato (di cui la stessa Lorenzin è presidente) non è vincolante.

L’ospedale di Brescia, proprio mercoledì, tra le pieghe di una manifestazione pro-Stamina a Roma, è finito al centro di una polemica da parte di Davide Vannoni, l’ideatore del progetto: «L’altro giorno, agli Spedali Civili di Brescia, mi hanno detto che ci vorrebbero 500mila euro per fare un nuovo reparto in grado di curare i pazienti in lista di attesa: mi ha fatto rabbia pensare che quella stessa cifra sia stata spesa dall’ospedale per fare ricorso contro chi vuole curarsi».

Il parere negativo - che sia confermato o meno - avrà certamente uno strascico giudiziario a breve: la fondazione ha già pronto un ricorso al Tar «contro un comitato scientifico di parte», per la rinomina «di quei membri che già si erano espressi chiaramente contro il metodo Stamina». Lo annuncia lo stesso Vannoni commentando l’indiscrezione della bocciatura. «Il ricorso - precisa Vannoni - era già pronto prima di conoscere la decisione del comitato, perché eravamo già convinti che i membri fossero fortemente prevenuti. Ora aspettiamo di conoscere le motivazioni di questa loro scelta, fermo restando che il Parlamento ha stabilito che la sperimentazione si deve fare, e ha già stanziato 3 milioni di euro. Non credo che il comitato possa bloccarla».