Brescia, 11 giugno 2013 - Green Hill, il processo si avvicina. La Procura ha chiuso l’inchiesta sull’allevamento di beagle di Montichiari sequestrato da Digos e Forestale il 18 luglio 2012. Sotto accusa, l’amministratrice Ghislane Rondot, il direttore Roberto Bravi e il veterinario Renzo Graziosi. Con i mesi però il cerchio si è allargato alla Marshall, la multinazionale americana da cui dipendono i 5 capannoni sul colle san Zeno. Così anche Bernard Gotti, uomo di fiducia della Marshall Bioresources di Lione, della holding Farms group di cui Green Hill 2001 srl fa parte, deve rispondere al pari degli altri di maltrattamento di animali e di animalicidio in concorso.

Proprio Gotti avrebbe rivestito un ruolo gestionale di spicco in quanto autore di un manuale con le linee guida del canile. I 2.639 cani liberati un anno fa e affidati alle famiglie – dopo il dissequestro annullato a febbraio dalla Cassazione a maggio il Riesame ha ripristinato il sequestro preventivo – sarebbero stati costretti a “comportamenti insopportabili per le caratteristiche etologiche” tanto da avere somatizzato una serie di anomalie comportamentali (freezing, paura, ansia, stereotipie) riscontrabili in casi di “stress cronico”.

I cuccioli, stando agli 007 vivevano ammassati in gabbie sporche di feci e sangue, dove la temperatura era mantenuta “consapevolmente elevata”, tra il frastuono assordante dell’abbaiare, senza luce naturale né possibilità di sgambare. Vivevano in un “ambiente ristretto e uguale, privo di stimoli olfattivi e sensoriali imprescindibili per un beagle, essendo questi un cane da caccia”. Le fattrici per “ovvie finalità commerciali” sarebbero state obbligate a parti a ripetizione e a separarsi troppo presto dai cuccioli, poi abbandonati in gabbie piene di segatura la cui ingestione non di rado ne provocava la morte. E ancora, i cani, identificati tramite tatuatura con aghi in luogo dell’indolore ma costoso microchip “con il solo fine di abbattere i costi d’impresa”, se affetti da dermatiti non venivano curati.

Contestata anche la pratica di anestesie gassose e la soppressione di 54 beagle invendibili. Una seconda tranche dell’indagine approderà invece in aula il 18 settembre. Davanti al gup, per l’udienza preliminare, il comandante dei vigili di Montichiari Cristian Leali, accusato di omessa denuncia e falso in atto pubblico, e il dirigente veterinario del Pirellone, che autorizzò illegittimamente la pratica del tatuaggio. Archiviata la posizione del sindaco Elena Zanola.

di Beatrice Raspa