Brescia, 30 marzo 2013 - «Il recente decreto Balduzzi è un primo passo ma non basta. Le cure attraverso le infusioni di cellule staminali secondo i protocolli utilizzati nel laboratorio del Civile di Brescia devono essere estesi a tutti i richiedenti e non solo a chi ha già iniziato la terapia». Questo è quanto richiede il comitato Pro Stamina, il gruppo di semplici cittadini nato nei giorni scorsi per chiedere che il legislatore (il Governo e di conseguenza il ministero della Salute) prenda finalmente una decisione sull’utilizzo delle cellule staminali adulte secondo il metodo “Stamina Foundation” portato avanti dal prof Vannoni e che nelle ultime settimane, alla luce delle vicende di Sofia e Federico (due dei bambini, la prima di Firenze, il secondo di Fano, in cura con questo protocollo presso il Civile di Brescia, cui proprio ieri si è aggiunta Desire è, la bimba di tre anni della Val di Non affetta da atrofia muscolare spinale) ha spaccato non solo l’opinione pubblica ma anche l’intero mondo medico.

«Il nostro comitato – spiega Alessandro Romanelli presidente dell’ Associazione Cmi malattie rare infantili – è nato dall’unione di due gruppi sorti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro ma che hanno un obiettivo comune: non solo portare all’attenzione relativa alle cure compassionevoli attraverso le cellule staminali, ma soprattutto far sì che a livello legislativo venga presa una decisone definitiva su una vicenda che potrebbe dare una speranza a centinaia di famiglie in Italia». Lo scorso fine settimana il comitato è riuscito in poche ore a raccogliere solo a Brescia circa 7mila firme da trasmettere al Governo affinché venga ritenuto legittimo l’utilizzo di questo tipo di terapia. «A livello nazionale le firme raccolte sono state 500mila - spiega Stefano Vizzone menbro del comitato Pro Stamina - ma non basta. Entro il 7 aprile dobbiamo coinvolgere più persone per presentare a Roma la nostra petizione popolare».

La prossima settimana i banchetti per la raccolta firme saranno presenti in diversi luoghi. In città come in provincia. «Saremo in corso Zanardelli - spiega Alesandro Romanelli, papà di Cristian un bambino che lotta contro un tumore cerebrale che nemmeno le infusioni di staminali, come spiega, possono “guarire” - dalle 14 alle 19, nei prossimi giorni anche grazie a chi sostiene la nostra lotta saremo arriveremo anche in altri Comuni. Il nostro scopo è quello di sensibilizzare la gente su un tema davvero importante: sperare è un diritto, così come poter accedere alle cure». Fabio Rolfi, neo consigliere regionale, affianca questa lotta. «Bisogna fare qualcosa e in fretta – osserva parlando come semplice cittadino – se la raccolta delle firme non bastasse cercheremo con altri metodi di ottenere una chiara presa di posizione.