Brescia, 7 marzo 2013 - Rinvio a giudizio per tutti, davanti ai giudici della prima sezione collegiale, il primo luglio 2013. Quando ieri il gup Marco Viti ha emesso il verdetto, dall’aula è sciamata una folla di persone, tutte con dipinta sul volto la delusione. A cominciare da Fiorella Tersilla Tanghetti, la 55enne lumezzanese presunta santona della “setta della porta accanto”, uscita dal tribunale sotto braccio del marito scuotendo la testa. Si è sempre dichiarata innocente. "Ormai i miei capelli bianchi mi permettono di non meravigliarmi più di nulla - ha ironizzato uno dei suoi legali, Guglielmo Gulotta - Ho avuto modo di assistere a numerose decisioni su cui ci si interroga senza risposte".

La "Fiore", dunque, sarà a processo con 15 collaboratori con l’accusa a vario titolo di associazione a delinquere, maltrattamenti, sequestri. Sul suo capo e sull’entourage della “Sergio Minelli”, la onlus di Prevalle riferimento di centri di accoglienza e comunità disseminati in provincia di Brescia, pende anche una contestazione del reato di riduzione e mantenimento in servitù, oggetto di una udienza preliminare bis prevista il 25 marzo 2013.

"Così andiamo a ingolfare il sistema giustizia per nulla, è assurdo - ha lamentato un altro legale del collegio difensivo della Tanghetti, Felice Arco - Stiamo parlando di contestazioni prescritte a eccezione del reato associativo e di un episodio di sequestro risalente al 2003-2004". Il pm Ambrogio Cassiani ha chiesto il rinvio limitatamente all’associazione e ai sequestri in Assise (invece il processo si celebrerà davanti alla prima sezione penale collegiale). Si è invece espresso per l’improcedibilità per i maltrattamenti, reato nei confronti del quale aveva già esercitato l’azione penale occupandosi della riduzione in schiavitù.

La delusione degli imputati trova un contraltare opposto tra le parti civili: "Ci fa piacere constatare che per la seconda volta un giudice dispone un rinvio a giudizio - dice l’avvocato Concetta Delle Donne, che con la collega Marisa Trombini nel procedimento in questione ne rappresenta sette - Certo, buon senso vorrebbe che i due processi fossero affiancati. Ma gli imputati hanno insistito con la distinzione per un solo scopo: poter dire alla fine che non si può essere processati due volte per i medesimi fatti, creando un cortocircuito".
Per l’accusa la “Fiore” avrebbe sfruttato i bisognosi fingendosi la reincarnazione della Madonna. Facendo leva su una molla religiosa si sarebbe servita della manodopera di decine di ospiti delle sue comunità plagiati, costretti a punizioni corporali e a lavorare nottetempo senza paga pur di purificarsi dal demonio.

La procura aprì un primo fascicolo nel 2004, cui se ne affiancò un secondo, nel 2010, legato al caso di Emanuela Saretti, una invalida 42enne che gli investigatori, ipotizzando la segregazione e la riduzione in schiavitù, liberarono dalla comunità dove viveva da 20 anni. La donna, inizialmente tra le parti civili, tramite il nuovo amministratore di sostegno ha però ritirato la propria costituzione in qualità di parte lesa. La “Fiore” e il suo entourage furono rinviati a giudizio la prima volta il 23 febbraio 2011. Il processo, iniziato in Assise nel giugno seguente, subì uno stop. La corte infatti, accogliendo una eccezione preliminare, rinviò gli atti in Procura per la riformulazione del capo di imputazione.