Montirone, 4 marzo 2013 — «Indossare un cadavere è un’eleganza criminale». «Gli animali non sono indumenti». Così recitavano gli striscioni srotolati sabato pomeriggio a Montirone dagli animalisti, di nuovo sul piede di guerra contro l’allevamento di visoni di via Palazzo. Dopo il recente via libera del Tar, che ha accolto il ricorso della famiglia De Poli, titolare dell’attività, nelle gabbie dell’ex Fioreria sono tornati gli animali da pelliccia.

«Una vergogna da fermare al più presto», hanno gridato gli esponenti del Comitato Montichiari contro Green Hill e gli Antispecisti libertari di Brescia, promotori di un presidio con decine di persone in via Giardino. «Adesso oltre 3mila individui saranno nuovamente rinchiusi in questo lager - è la denuncia -. In provincia di Brescia di allevamenti di visoni ne abbiamo due. Uno qui e uno a Calvagese della Riviera con 4mila animali. È vergognoso che nel 2013 ci sia ancora gente che lucra sulla sofferenza degli animali e indossa con disinvoltura capi e accessori con inserti in pelliccia».

Obiettivo dei manifestanti: modernizzare la legislazione italiana copiando chi in Europa ha già messo fuori legge quanti allevano animali per ricavarne pellicce. «L’Olanda e altri Paesi l’hanno fatto - protestano gli attivisti -. E noi che cosa aspettiamo?». Da qui l’invito a sottoscrivere la petizione online sul sito www.visoniliberi.org. Ma non è tutto. Per sollecitare il Comune a impugnare la sentenza del Tar, che ha appunto legittimato l’ex Fioreria, gli animalisti hanno bombardato di email il sindaco Francesco Lazzaroni.

«Ne ho ricevute oltre 500 e ho cercato di rispondere a tutte - spiega il primo cittadino -. Il ricorso al Consiglio di Stato si farà. Abbiamo 60 giorni dalla notifica della sentenza del Tar, ancora non avvenuta. Poi procederemo. Il nostro regolamento non è cambiato. Non possono esistere allevamenti di animali da pelliccia a distanza inferiore di 100 metri dalla case isolate e di 500 dal paese. L’ex Fioreria non rispetta tali parametri».

Il caso esplose la primavera scorsa quando molti residenti (alcune abitazioni sorgono a meno di 50 metri) presero a lamentare tanfo insopportabile e la proliferazione di insetti. Catalizzata dal circolo locale di Legambiente, la protesta arrivò in Comune. E a giugno 2012 il sindaco firmò l’ordinanza di sgombero che i De Poli impugnarono. Per i giudici amministrativi l’allevamento in questione è preesistente rispetto alle case vicine. «È vero - ribatte Lazzaroni -. Ma prima c’erano i polli. Poi per sette anni c’è stata una interruzione dell’attività. Si sono insediati l’agriturismo e la fioreria. Solo nel 2011 il complesso è stato convertito all’avvamento di visoni».