Montichiari, 18 febbraio 2013 -Green Hill si apre una settimana densa di avvenimenti giudiziari. Cruciale per i protagonisti della battaglia contro la vivisezione, per l’azienda di Montichiari che fino al luglio scorso allevava cavie (al momento vuota) ma soprattutto per i 2.700 beagle affidati da Lav e Legambiente a migliaia di famiglie italiane. Galvanizzati una manifestazione riuscita - sabato ai piedi del colle di san Zeno sono tornati in duemila da tutta Italia per riaccendere i motori della protesta - gli animalisti sono di nuovo sul piede di guerra. Più determinati che mai nel ribadire che Green Hill deve chiudere per sempre e nessun cane tornerà mai in quel lager.

Primo appuntamento in agenda, domani, 19 febbraio. In tribunale a Brescia davanti al giudice Paolo Mainardi è prevista l’udienza preliminare per i 13 attivisti arrestati dopo il blitz del 28 aprile scorso, quando nel corso di una manifestazione un gruppo deviò dal percorso, tagliò le reti dell’allevamento, fece irruzione e prelevò una settantina di cani. Persone di età compresa tra i 52 ed i 23 anni - in quattro dalla Toscana, tre dall’Emilia, altrettante da Roma, una da Torino e due da Treviso e Monza - trascorsero una notte in cella con l’accusa a vario titolo di resistenza a pubblico ufficiale, furto e danneggiamento aggravati. Ora, l’epilogo giudiziario. Anche se, stando a indiscrezioni, per sapere se saranno rinviati a giudizio o prosciolti dovranno aspettare. Non tutti gli attivisti sembra abbiano ricevuto le notifiche.


Ma non è tutto. A scaldare gli animi c’è anche un altro appuntamento, la pronuncia della Cassazione attesa il 21 febbraio sul ricorso avanzato da Green Hill per riottenere i cani, che tuttora sono sotto sequestro probatorio. Una vicenda ricca di colpi di scena. Il 18 luglio 2012 su indicazione del pm Ambrogio Cassiani Digos e Forestale apposero i sigilli all’allevamento. Maltrattamenti e uccisioni di animali senza necessità i reati sospettati. Il 3 agosto però il Riesame dissequestrò i 5 capannoni, mantenendo sotto sequestro i cani, che nel frattempo Lav e Legambiente, custodi giudiziari, avevano iniziato ad affidare. Il primo ottobre scattò il sequestro preventivo per l’azienda e i beagle. Ma 25 giorni dopo il Riesame, non ritenendo la Marshall responsabile della morte di un centinaio di cavie di cui furono trovate le carcasse nei freezer - a provarlo non ci sono autopsie - annullò tutto. Questa volta a impugnare davanti alla Cassazione fu la Procura.
 

beatrice.raspa@ilgiorno.net