Brescia, 14 febbraio 2013 - Carcere a vita, e per tre anni isolamento diurno. Per la Corte d’Assise il mandante del duplice omicidio degli imprenditori macedoni, uccisi il 23 giugno 2011 in Maddalena e rinvenuti per caso il 15 ottobre seguente da una famiglia in cerca di castagne, è Daniele Saravini, l’ex poliziotto di Parma. I giudici – presidente Vittorio Masia – ieri lo hanno condannato all’ergastolo, accogliendo in toto la richiesta del pm Ambrogio Cassiani. La corte ha poi disposto il trasferimento degli atti alla Procura perché si indaghi pure per truffa. Disposta una provvisionale complessiva di un milione e 15mila euro per le dieci parti civili, figli e parenti di Hristo Uzonov e Ekrem Salija, morti a soli 42 e 45 anni.

La difesa non è riuscita a rintuzzare le accuse, duplice omicidio premeditato e violenza privata (le minacce rivolte a una collaboratrice che voleva abbandonarlo, ndr) al sedicente mediatore finanziario. Inutile precisare che l’esecuzione in Maddalena, per gli inquirenti messa a segno materialmente dal suo autista, il carabiniere Luca Cerubini (già condannato all’ergastolo) e un buttafuori, Andrea Volonghi (in attesa di estradizione dal carcere di Tunisi) sarebbe stata una “lezione” sfuggita di mano ai due che avevano motivi propri per sparare ai macedoni, senza bisogno di mandanti.

Anche il rinvenimento dei passaporti delle vittime a casa di Saravini (“Daniele disse che erano di persone che avevano dato fastidio e che erano già finite sotto terra” raccontò la ex moglie Giulia Cucchi) per il collegio difensivo non sarebbe una prova. Qualcuno, a partire da Cerubini che era stato licenziato, avrebbe potuto infilarli apposta nei cassetti del poliziotto. A dispetto della scelta dibattimentale, l’imputato ha affrontato il processo senza avere alcun teste a favore. L’unico fu un autogol clamoroso: un compagno di cella egiziano sostenendo di esserne l’autore produsse una lettera in cui addossava tutta la responsabilità a Cerubini, salvo poi all’ultimo smentirsi confessando che era opera dell’emiliano.

Per la ricostruzione accusatoria Saravini fece eliminare i macedoni perché non ne poteva più di avere il fiato degli imprenditori sul collo, che avevano scoperto la mega truffa ai loro danni. Uzonov e Salija, infatti, avevano versato 400mila euro in cambio della promessa di un finanziamento di 26 milioni per realizzare un centro commerciale a Skopje, in Macedonia. Denaro mai arrivato. Il 23 giugno 2011 furono attirati a Brescia con una scusa. Speravano di incontrarlo. In realtà trovarono solo Cerubini e Volonghi.

beatrice.raspa@ilgiorno.net