Brescia, 12 ottobre 2012 - Si profila un lieto fine (almeno per ora) oer la vicenda di Abele Tanghetti, l’imprenditore di Flero balzato agli onori della cronaca per aver denunciato Equitalia per usura. L’iter giudiziario della denuncia va avanti, ma intanto sembra che l’agenzia abbia acconsentito ad andare incontro all’imprenditore nella modalità di pagamento.

Ieri, infatti, ci sarebbe dovuta essere l’asta di macchinari e altri beni contenuti del capannone dell’imprenditore. Invece, una rapida telefonata all’ufficio competente, e arriva la comunicazione tanto attesa: l’asta giudiziaria è stata annullata. Giorni di rabbia e di tensione, dunque, si sono sciolti in un sorriso.

La vicenda era iniziata qualche anno fa, quando, nel 2007, arriva all’imprenditore la prima cartella esattoriale di Equitalia, secondo cui alcune detrazioni della denuncia dei redditi del 1999/2000 non sarebbero state corrette. Abele Tanghetti è disponibile a ripagare il debito con l’erario. Il problema, però, è che, cartella dopo cartella, i tassi di interesse applicati dall’agenzia (pari al 16%, circa il doppio del tetto limite dell’8,37%) fanno lievitare il debito da 177.776 a 302.815 euro.

Per questo motivo da circa due anni Tanghetti paga una rata da 5mila euro al mese. A luglio, la goccia che fa traboccare il vaso: arriva un’ultima cartella, l’imprenditore bresciano chiede di mettere la rata in coda a quella che stava già pagando, ma la risposta è negativa. Al danno si aggiunge la beffa: nel frattempo, infatti, Equitalia ha proceduto all’esecuzione forzata di camion, gru e muletto per un valore di 160mila euro. «Come si fa a pagare quelle cifre - si chiede Tanghetti -, se non si ha neanche la possibilità di lavorare?».

Una prima asta giudiziaria viene indetta per i primi di settembre. E allora, Tanghetti getta il cuore oltre l’ostacolo e denuncia Equitalia per usura. E’ il 31 agosto: dopo meno di due settimane, arriva la denuncia anche per estorsione. Una mossa che suscita un grande clamore mediatico, e, forse anche per questo motivo, la prima asta viene annullata.

«Subito dopo - racconta Tanghetti - il mio legale ha incontrato i vertici dell’agenzia di Brescia e sembrava che si fosse giunti ad un accordo. Invece, ai primi di ottobre, mi arriva di nuovo una lettera per dirmi che era stata fissata una seconda asta per l’ 11 di ottobre». Nei giorni scorsi, però, nessun ufficiale giudiziario si è presentato a sequestrare i beni e ieri è arrivata la conferma dell’annullamento.

«Ora sembra che la situazione si possa risolvere in modo positivo», ha commentato l’imprenditore. L’agenzia si sarebbe impegnata a dissequestrare i macchinari e a dilazionare il pagamento del debito. «Mi aspetto che rispettino gli accordi presi e che non mi arrivino altre sorprese». Anche altri imprenditori, intanto, sarebbero pronti a seguire l’esempio di Tanghetti: «Non voglio dire di essere stato il precursore - commenta il protagionista di questa vicenda - ma penso di aver smosso un po’ le acque».

di Federica Pacella