Flero, 14 settembre 2012 - E’ composto, Abele Tanghetti, mentre, con rabbia e dignità, racconta la sua storia. Imprenditore da 30 anni nel commercio dei metalli, di fronte all’ennesima cartella di Equitalia, si è fatto coraggio e ha denunciato l’agenzia, scatenando un bel pandemonio. Tutto inizia quando, nel 2007, arriva la prima cartella di Equitalia.

«Dicevano che alcune detrazioni nella denuncia dei redditi del 1999/2000 non andavano bene», spiega Tanghetti. A quella prima cartella ne succedono altre cinque. L’ultima, a luglio scorso: conto totale, 177.776 euro di debito con l’erario, che con gli interessi arriva a 302.815. «Da due anni pago una rata da 5mila euro al mese, per estinguere il debito. Quando è arrivata quella di luglio, ho cercato di trovare una mediazione».

Inizia così, per Abele, un’odissea tra gli uffici di via Cefalonia. «Andavo praticamente ogni giorno, per cercare di parlare con qualche dirigente e trovare un accordo. Non volevo che mi cancellassero il debito, chiedevo solo di mettere in coda questa nuova cartella a quello che sto già pagando».
Si capisce bene che pagare un’altra rata, in aggiunta ai cinque mila euro, avrebbe reso la vita di Tanghetti un inferno. Col lavoro che c’è e non c’è, i clienti che pagano quando possono, i costi in aumento, sarebbe stato insostenibile. Ma la risposta data dal funzionario che aveva in mano la pratica era sempre quella: la nuova cartella non aveva niente a che fare con il resto ed era inutile parlare con i dirigenti, tanto la decisione spetta sempre a chi ha aperto il fascicolo. Punto.

Nel frattempo Equitalia ha proceduto all’esecuzione forzata dei materiali, tra cui camion, gru e muletto, per un valore complessivo di 160mila euro.
La data per la messa all’asta era fissata per ieri, ma Tanghetti ha spiazzato tutti con una contromossa inattesa: il 31 agosto, va dalla Guardia di Finanza e denuncia Equitalia per usura
. «I miei avvocati hanno calcolato che sui 177mila euro è stato applicato un tasso di interesse del 16%». Quasi il doppio rispetto al tetto limite, che per Equitalia è dell’8,37%. «E mercoledì ho depositato un’altra denuncia ai carabinieri per estorsione – ha aggiunto Tanghetti, che ormai è inarrestabile – contro il sequestro».

Il timore è che le denunce vengano semplicemente archiviate, ma intanto il clamore mediatico della vicenda ha evidentemente indotto qualcuno a bloccare la messa all’asta. «Mercoledì mi hanno comunicato che l’asta è stata sospesa, senza dirmi però il motivo». Una piccola vittoria, che a Tanghetti non basta. «Spero di poter incontrare qualcuno di Equitalia, per chiudere definitivamente questa vicenda». Perché, al di là dell’aspetto economico, c’è la vicenda umana, di un imprenditore che dopo una vita dedicata alla sua azienda si vede trattato da criminale. «Ti vien voglia di chiudere tutto – conclude Tanghetti, con lo sguardo basso - non ne vale la pena di lavorare così».

di Federica Pacella