Brescia, 5 maggio 2012 - Disabilità? A Brescia c’è il rischio di segregazione. Il grido d’allarme arriva dalle associazioni Anffas, Alleanza Salute Mentale, Uildm Aias e Acit, preoccupate dalla sforbiciata del Comune ai servizi sociali. Per far quadrare il bilancio, la spesa per i servizi destinati ai disabili è stata infatti ridotta del 20%, pari a 750mila euro. Ridotti tutti i servizi, a partire dall’accabus, il bus destinato agli utenti con disabilità motoria. Ai 75 utenti che fino a pochi mesi potevano prenotarlo e utilizzarlo ogni volta che era necessario, è stato imposto il limite di 2 corse al giorno per un massimo di 450 all’anno.

Una riduzione che farà risparmiare alle casse comunali 70mila euro sui 300mila del costo del servizio. «E’ inaccettabile – spiega Gloria Gobetto, rappresentate di Slow Time –impedire a un disabile di muoversi. Inoltre, ci avevano detto che questo contingentamento avrebbe consentito a nuovi utenti di accedere al servizio. Invece, nonostante le richieste, nel 2012 non c’è stato nessun nuovo utente». Tagli anche agli 80mila euro del Fondo per la vita indipendente, stanziato nel 2010 dalla Regione per le persone che necessitano di un’assistente domiciliare. «Ci avevano detto che quelli non sarebbero stati toccati – continua Gobetto – e invece è arrivata la comunicazione che il contributo per ogni utente sarà decurtato del 3,5-4%: per molti di noi, significa perdere una mensilità».

Ma le associazioni non ci stanno. «Ad ottobre – spiega Carlo Colosini, di Alleanza Salute Mentale – il Consiglio Comunale ha adottato all’unanimità la Convenzione Onu sulla disabilità. Questo è il risultato: tagli lineari che mettono a rischio i diritti di cittadinanza dei diversamente abili». Lunedì le associazioni incontreranno il sindaco Adriano Paroli a cui hanno scritto una lettera firmata anche dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. «Ci è stato detto – continua Gobetto – che i servizi a favore dei disabili fino ad oggi attivati sono dei costosi privilegi a carico della collettività, e che possiamo ben rinunciare a qualcosa. Contestiamo questo principio, perché quei servizi sono semmai delle risposte ai diritti di cittadinanza delle persone disabili e delle loro famiglie».

Le difficoltà economiche, indubbiamente, ci sono, ma per le associazioni basterebbe razionalizzare la spesa. «Prima di ridurre i diritti dei disabili – commenta Pompeo Anelli, di Uildm – si può abolire la passeggiata a cavallo di vigili e vigilesse (e anche dei cavalli e della loro manutenzione), o ridurre i bellissimi fiori abbondantemente presenti in città». Nelle prossime settimane, si profila la possibilità di una manifestazione a livello regionale: «Chiederemo al sindaco – conclude Maria Villa di Anffas – di scendere in campo insieme a noi».

di Federica Pacella