Brescia, 8 marzo 2012 - La denuncia per stalking non l’aveva mai presentata contro il marito. Ma una precauzione l’aveva comunque presa, Francesca Alleruzzo, prima di venire uccisa. Aveva stipulato un’assicurazione sulla vita. Anche per le piccole. E pur di stare tranquilla avrebbe rinunciato all’assegno di mantenimento di 900 euro che il coniuge le corrispondeva saltuariamente, dopo la separazione consensuale.

Emergono nuovi elementi sul drammatico rapporto di coppia. Mario Albanese aveva il vizio del bere. Tornava a casa ubriaco, alzava la voce, minacciava Francesca, se la prendeva con le bambine strattonandole, trattandole male. E ripeteva: «Tanto io non ho paura di finire in galera, mi darebbero vitto e alloggio».

A San Polo di Brescia, il quartiere della strage, tutti sembravano sapere. I vicini, i parenti delle vittime, gli amici. Persino la colf che prestava servizio in via Raffaello, a casa Albanese-Alleruzzo prima che i coniugi si separassero. Sono dettagli tutti a carico del camionista di 34 anni che nella notte tra sabato e domenica ha ucciso a colpi di pistola la ex, Francesca Alleruzzo, 44 anni, il suo nuovo amico, Vito Macadino, 56, la figlia 19enne di lei, Chiara Matalone e il fidanzato coetaneo Domenico Tortorici. Un quadruplice delitto premeditato, sono sicuri carabinieri, polizia e il pm Antonio Chiappani. Una premeditazione «aggravata da una forma di gelosia non scevra da lati maniacali», aggiunge il gip, Marco Cucchetto, che ieri ha convalidato l’arresto con una ordinanza di quattro pagine.

Contro di lui anche le dichiarazioni delle figlie Silvia, Arianna e Micaela, di 10, 7 e 5 anni. Le due più grandi lo hanno visto salire in casa e uccidere la sorellastra Chiara e il fidanzato. E ancora: c’è una mannaia ritrovata sotto l’auto di Francesca. La colf l’avrebbe vista più volte nella casa di San Polo, proprio sotto il letto di Albanese, che se ne serviva per spaccare la legna. E poi numerose testimonianze incrociate di congiunti della donna, a loro dire terrorizzata dall’ex irascibile persecutore («Il giorno in cui mi alza le mani mi uccide»). Da qui la stipula dell’assicurazione.

Dal carcere dove è recluso, intanto, il killer si dice disperato per le sue tre bimbe. Al suo avvocato ha chiesto un cambio di abiti e una Bibbia. «Forse renderà interrogatorio, ma prima vorrei sottoporlo e consulenza psichiatrica», dice il legale Alberto Scapaticci. Ieri è stato anche il giorno del dolore di parenti e amici che hanno affollato l’obitorio del Civile. A piangere i due fidanzatini, i congiunti dalla Calabria. Le salme hanno raggiunto in mattinata l’aeroporto di Linate, direzione Lamezia Terme. I funerali si svolgeranno oggi a Reggio. L’addio a Francesca (i parenti non hanno acconsentito all’allestimento della camera ardente) e a Vito, invece, si terrà venerdì in due parrocchie diverse.

di Beatrice Raspa

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