Sirmione, 4 marzo 2012 - La punta della penisola di Sirmione è dominata dalle “Grotte di Catullo” e, contornata da tantissimi olivi plurisecolari, è uno dei luoghi più affascinanti di tutto il Lago di Garda. Proprio questo uliveto disteso su oltre 7 ettari era però decaduto in uno stato di abbandono da cui è stato risollevato grazie a un progetto triennale di Aipol (Associazione Interprovinciale Produttori Olivicoli Lombardi) che ha permesso il recupero e la salvaguardia di circa 1.500 piante. L’oliveto dell’area archeologica, sotto tutela della Soprintendenza lombarda, ha una grande importanza storica e per le condizioni di degrado in cui si trovava era parso necessario un intervento globale di recupero per risanare l’ingente patrimonio arboreo e riportarlo alle migliori condizioni vegetative.

L’Aipol, con il contributo della Comunità europea, con un progetto sperimentale avviato nel 2009 ha permesso alle piante, grazie a interventi di “potatura di risanamento” e di “riforma”, di tornare a fruttificare e quindi conservare inalterato per il futuro un paesaggio che caratterizza da secoli l’area.
«La punta di Sirmione – ricorda Giordano Signori, assessore al turismo – non è sempre stata coperta di olivi, che nei secoli si è conteso il territorio del Comune con la vite, oggi dislocata altrove». Tanto che la parta alta della punta sirmionese ospita l’antica chiesa di San Pietro in Mavino, il cui nome deriva dal latino “ad summa vineas”: luogo delle vigne poste in alto. «Dove c’è un passaggio importante di turisti – commenta Silvano Zanelli, presidente Aipol – è bene che questi vedano gli ulivi tenuti bene e che assaggino l’olio». In particolare attorno all’area della villa romana sono riconosciute le varietà gardesane Casaliva, Leccino e Gargnà, ma resta comunque da capirne la provenienza.

«Esistono due linee di pensiero sull’arrivo degli olivi nel nord Italia – spiega Giuseppe Fontanazza, già presidente del Centro Nazionale Ricerche di Perugia e amante del Garda fin dagli anni 70 — Secondo una di queste sarebbero stati gli antichi ellenici partiti dalla Turchia, risaliti per l’Istria e poi arrivati in Veneto e quindi sul Garda. Un’altra dice che sono stati gli etruschi tramite i fenici». Ora che le piante sono tornate a fruttificare saranno affidate a un privato per la loro cura e per una probabile produzione di olio catulliano. «Ho la certezza – dice Fontanazza – che sarà un eccellente olio extravergine di oliva del Garda, proveniente da un luogo storico»”. A decidere come sarà gestito l’uliveto sarà però la Soprintendenza, che ha in affidamento l’area dagli anni 40. Aipol non è nuova ad attività del genere: nel 2007 ha concluso il recupero dell’oliveto del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera, affidato a una cooperativa di Tignale.

di Enrico Grazioli