Brescia, 30 novembre 2011  - Il vicepresidente del Consiglio della Regione Lombardia, il 68enne bresciano Franco Nicoli Cristiani (Pdl), è stato arrestato all’alba dai carabinieri di Brescia. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip Bonamartini nell’ambito di un’inchiesta per una presunta tangente da 100 mila euro. Le indagini, cominciate otto mesi fa e coordinate dai pm Silvia Bonardi e Carla Canaia. Destinatarie di ordinanze di custodia cautelare anche altre nove persone, tra cui un altro bresciano.Tra gli arrestati oltre al vice presidente del Consiglio Regionale lombardo Franco Nicoli Cristiani anche il coordinatore degli staff dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) della Lombardia. 

In giornata sono state effettuate perquisizioni da parte dei carabinieri nell’ufficio del vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia. I militari si sono presentati in tarda mattinata a Milano al Pirellone, dove l’esponente del Pdl ha i suoi uffici istituzionali al 24/o piano della sede del Consiglio. Nel corso di una perquisizione in casa i carabinieri di Brescia hanno trovato 100 mila euro, in pezzi da 500, riconducibili a una presunta tangente che alla fine di settembre, al ristorante Berti di Milano, sarebbero stati consegnati all’uomo politico da Pierluca Locatelli, imprenditore attivo nello smaltimento dei rifiuti. La presunta tangente sarebbe servita per accelerare l’iter di autorizzazione di una discarica nel cremonese.

IL BLITZ - L'Operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Brescia, supportati da personale del Ris e da un elicottero di Orio al Serio in Lombardia ha condotto nel suo complesso all’arresto di imprenditori, politici e funzionari pubblici. I reati contestati sono: traffico organizzato di rifiuti illeciti e corruzione. Sequestrata la cava di Cappella Cantone (Cremona) destinata ad una discarica di amianto, un impianto per il trattamento di rifiuti a Calcinate (Bergamo) e due cantieri della Brebemi a Cassano d’Adda (Milano) e Fara Olivana Con Sola (Bergamo). L’operazione ha visto impegnati 150 uomini dell’Arma

In totale sono dieci le persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Brescia su un traffico illecito di rifiuti: quattro si trovano in carcere e le altre sei ai domiciliari. In carcere, oltre al vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, si trovano Giuseppe Rotondaro; Andrea David Oldrati, responsabile della Terra verde Srl, una società di consulenza ambientale che collaborava con Pierluca Locatelli, imprenditore nel settore dello smaltimento dei rifiuti, anch’egli destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Ai domiciliari sono stati posti Aurietta Pace Rocca, moglie di Locatelli; Giovanbattista Pagani, definito una sorta di factotum dell’imprenditore; Bartolomeo Beniamino Gregori, responsabile della sezione autisti di una società di Locatelli; Egidio Grechi, consulente ambientale; Walter Rocca, responsabile del trattamento rifiuti di una discarica a Calcilante, nel Bergamasco, e Giorgio Oprandi. A Nicoli, Locatelli e sua moglie, oltre al traffico illecito di rifiuti, reato che è di competenza della direzione distrettuale antimafia, sono imputati anche due episodi di corruzione. Locatelli, in sostanza, avrebbe dato del denaro a Nicoli Cristiani e a Rotondaro, responsabile degli staff dell’Arpa in Lombardia per essere agevolati nel trattamento e smaltimento dei rifiuti, parte dei quali è finita anche in cantieri dell’autostrada Brebemi. 

BREBEMI - "In questa vicenda, come del resto si può leggere nel decreto di sequestro disposto dall’Autorità giudiziaria, noi siamo parte lesa, seguiremo da vicino gli sviluppi dell’indagine e ci costituiremo in giudizio come parte civile chiedendo i danni ai responsabili”. È quanto ha affermato Franco Bettoni, presidente di Brebemi Spa, la società titolare di due cantieri della provincia di Milano e di Bergamo messi sotto sequestro preventivo nell’ambito di un’inchiesta sul traffico e lo smaltimento dei rifiuti della Procura di Brescia.  "Gli illeciti - ha proseguito Bettoni - sono stati compiuti a valle della gara europea da un sub-fornitore della General contractor” sottolineando che “grazie alla tracciabilità dei flussi di entrata dei cantieri, sono già stati individuati i lotti sospetti nelle due zone sotto sequestro che complessivamente sarebbero lunghi tra i 4 e i 5 chilometri”. Il presidente ha ricordato infine che i lavori, negli oltre cento cantieri, procedono “con la consueta politica di trasparenza e determinazione nel rispetto del cronoprogramma”.
 

LE REAZIONI DEL MONDO POLITICO - Non si sono fatte attendere le reazioni inerenti all'operazione e ai clamorosi arresti ad essa legati. Il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Boni si è detto "colpito" dalla notizia ma anche ‘’fiducioso nell’operato della magistratura". "Sono rimasto profondamente colpito - ha detto Boni - dalla notizia della custodia cautelare eseguita questa mattina ai danni del vicepresidente del Consiglio regionale: ho piena fiducia nell’operato della magistratura e confido nel fatto che il vicepresidente Nicoli sappia dimostrare l’estraneità ai fatti contestati’’. In generale all'interno del Consiglio regionale prevale un atteggiamento di prudenza. I principali gruppi del Pirellone preferiscono non addentrarsi, per il momento, nei contenuti dell’inchiesta di Brescia, anche perché "appresi dalla stampa" e "bisogna far lavorare la magistratura".

Ma dall’opposizione Sel e Idv hanno iniziato a chiedere di valutare il "dato politico" del nuovo caso giudiziario che coinvolge la Regione Lombardia. ‘’Il dato politico è evidente - secondo Giulio Cavalli, di Sinistra Ecologia e Libertà-. Oggi questa Giunta Formigoni ha un grave problema di credibilità, perche’ con le inchieste di quest’ultimo periodo continua a perdere pezzi in settori differenti. Più che chiedere a Formigoni di venire in Aula a riferire, come ha fatto il Pd, è il caso di chiedere a Formigoni di prendere atto di questa delegittimazione e di ridare la parola agli elettori" ‘’E’ giusto che la magistratura lavori ma la politica non puo’ girarsi dall’altra parte - ha detto Gabriele Sola, dell’Italia dei Valori -. Questa inchiesta e’ un piatto avvelenato che conferma il brutto vizio di usare le grandi opere per servire interessi limitati, vent’anni dopo Tangentopoli, e conferma la devastazione senza scrupoli del nostro territorio’’.