Montichiari, 30 novembre 2011 - Green Hill , canile lager da chiudere, oppure azienda dove è tutto in regola? Sull’allevamento di cani più contestato d’Italia, la fabbrica di beagle da destinare ai laboratori di sperimentazione, è giallo. Già al centro di furiose polemiche - del caso si è occupata anche l’ex ministro Michela Brambilla - quel che accade al chiuso dei capannoni della multinazionale americana Marshall, di casa appunto a Montichiari, rimane ancora tutto da capire. Perché su Green Hill girano versioni contrastanti. E verbali che danno conto di realtà opposte.
 

A detta dell’Asl e della polizia locale, titolati a eseguire sopralluoghi continui per verificare il rispetto della legge della presunta “fabbrica della morte” non risulta fuori posto nemmeno uno spillo. A sentire invece le guardie zoofile dell’Oipa, l’Organizzazione internazionale di protezione animale, è vero il contrario. Non solo i cani sarebbero allevati in condizioni crudeli, ma in azienda prolifererebbero gravi irregolarità. Tali da rendere plausibile una richiesta di chiusura immediata. Chi ha ragione? Sul caso è al lavoro la Procura di Brescia.

E il Pm Lara Ghirardi ha iscritto nel registro degli indagati per maltrattamenti Rondot Ghislane, la manager francese che per conto della proprietà amministra Green Hill. «Un atto dovuto», specificano gli inquirenti.
Intanto, forte di un documento delle guardie zoofile dell’Oipa, il 30 settembre nel canile con l’Asl e la polizia giudiziaria dei vigili di Montichiari, gli indignati dalla vivisezione hanno programmato la spallata finale alla «multinazionale delle torture». Sabato 19 novembre in 4mila sono arrivati da tutta Italia per chiedere a gran voce al Comune la sospensione della licenza. Tra la folla che ha scandito lo slogan «Assassini», non risparmiando scritte sui muri e imbrattamenti con lo sterco – tre manifestanti sono stati denunciati – anche l’ex ministro Brambilla.


«Dopo un anno e mezzo di pressione, proteste, iniziative, azioni, la campagna contro Green Hill si trova in una situazione quanto mai favorevole all’obiettivo perseguito: il sindaco ha in mano una istanza di chiusura basata su gravissime violazioni rilevate all’interno — hanno fatto sapere dal Comitato promotore — Non siamo di fronte a una ipotesi campata in aria, ma a una situazione concreta e inconfutabile». Peccato però che l’interessata, il sindaco Elena Zanola, smentisca e non creda al verbale difforme: «Tra le guardie in quell’occasione si era infiltrato un attivista del Comitato», sostiene.


I risultati, insomma, sarebbero stati falsati. «Quaranta giorni dopo il sopralluogo congiunto mi è arrivata la loro relazione su carta intestata con la richiesta di chiusura — prosegue Elena Zanola — Fosse stata una cosa urgente me l’avrebbero recapitata prima. Non solo. Il Comitato non ha alcun accredito. L’unico ente titolato ai controlli è l’Asl, che li esegue due volte a settimana. Abbiamo subito girato loro il verbale delle guardie. E di nuovo siamo stati rassicurati: nessuna violazione». Ergo: Green Hill rimane dov’è. Mentre la magistratura è al lavoro sulle novità. «Ovvio che saremmo contenti se l’azienda chiudesse o si trasferisse altrove — si sbilancia il sindaco — Ma non possiamo revocare alcuna licenza o l’atto sarebbe impugnabile. Dovrebbe cambiare la legge. Solo così per tutti i 600 allevamenti italiani di animali destinati alla sperimentazione sarebbe la fine».