Brescia, 28 luglio 2011 - Metti una politica più che emergente, una maga, un uomo in divisa. Ed ecco servita la storia che sta arroventando una estate bresciana poco canicolare. Potrebbe essere l’ennesina riprova del gusto italico di guardare in casa d’altri attraverso il buco della serratura. Se non ci fosse una inchiesta penale condotta da procuratore aggiunto di Brescia Fabio Salamone, con ipotesi che vanno dalla violazione del codice sulla privacy all’accesso abusivo a sistema informatico o telematico. Per la prima una indagata eccellente, Monica Rizzi, 41 anni, bresciana della Valle Camonica, leghista, assessore a Giovani e Sport.

 

Dossier raccolti e confezionati con notizie personali private, sms, fax, in qualche caso fotografie per favorire, fra l’altro, la campagna elettorale di Renzo Bossi (eletto nel 2010 in Consiglio regionale nella circoscrizione di Brescia ai danni di altri esponenti leghisti papabili di candidatura) e danneggiare anche «rivali» politici di Rizzi. Dossier usati e offerti a antagonisti politici. A coadiuvare l’assessore del Carroccio sarebbero stati Francesco Cerniglia, maresciallo della Finanza in servizio a Brescia, e Adriana Sossi, sensitiva di Nave, titolare al 50 per cento dell’agenzia investigativa «Cagliostro», amica dell’assessore, con cui ha anche condiviso pellegrinaggi ai santuari di Santiago de Compostela e Medjogorie. Per acquisire informazioni il finanziere si sarebbe collegato alla banca dati del ministero dell’Interno.

 

Adriana Sossi vive a Nave. Si definisce sensitiva: «Prevedo quello che accadrà. Avevo previsto anche questa cosa, però non così brutta». Ha scritto un libro: «La mia vita con gli spiriti». Nel suo sito si legge che è in contatto «con forze superiori ed entità angeliche», nella fattispecie un alieno in arrivo dalla Galassia di Oron. «Conosco Monica Rizzi da quando era nessuno. È come se fosse mia figlia. È la persona più pulita che conosco. Invece non conosco nessuno di quei nomi. La politica non m’interessa. E non ho fatto niente, lo giuro sulla Bibbia. Non ho fatto dossier per fare vincere il figlio di Bossi. Non sono neanche capace di usare il computer, fa tutto il mio giornalista. Avere in casa la Finanza a perquisire è stata una umiliazione. Non hanno trovato niente perché non c’era proprio niente: solo le lettere che mi arrivano da mezza Italia».

 

E socia nell’agenzia Cagliostro? «Sono entrata solo per aiutare una persona. Il titolare era in difficoltà, siamo entrati io e mio genero. L’agenzia non ha mai lavorato. Un anno fa ha restituito il patentino. Fra poco firmiamo e chiudiamo». Conosce il maresciallo Cerniglia? «Da anni. Posso giurare sulla Bibbia anche per lui. L’ho ospitato tempo fa quando la sua casa aveva subito danni. E’ ancora mio ospite da quando ha litigato con la sua compagna». Le ultime indiscrezioni parlano di un dossier su Stefano Galli, capogruppo della Lega al Pirellone. Dossier sui bresciani: l’ex consigliere regionale Ennio Moretti, seguito per la sua attività di impresario edile, il segretario provinciale della Lega di Brescia Stefano Borghesi, il vicesindaco di Salò Stefania Zambelli, Federica Bonvini, legata alle coop leghiste di Manerbio, un dirigente della Asl di Mantova. Nei fascicoli entrerebbero anche i nomi dei consiglieri provinciali Roberto Lancini e Roberto Bertelli, dell’ex assessore provinciale alla Sicurezza Guido Bionomelli.

 

Martedì sono scattate le perquisizioni nell’abitazione e negli uffici di Monica Rizzi (senza esito) e in casa della Sossi. A mettere in movimento l’inchiesta un servizio apparso sull’«Espresso» nell’aprile scorso e due esposti, uno firmato da Leonardo Piccini, con Roberto Di Caro autore del servizio sul settimanale, e l’altro da Marco Marsili, per pochi giorni responsable della comunicazione della Rizzi. Entrambi lamentano di essere stati a loro volta oggetto di dossieraggio.