Brescia, 24 maggio 2011 - «Sono un Prefetto, posso solo far rispettare la legge», ha risposto. Fumata nera quindi per chi puntava su una sospensione delle pratiche di sanatoria che hanno avuto un diniego. Da sabato pomeriggio un sit-in è presente sui gradini che dal Duomo Nuovo portano a quello Vecchio, in piazza Paolo VI a Brescia. Ieri pomeriggio una delegazione, a cui hanno preso parte anche i sindacati, i rappresentanti della Curia, i migranti, i loro legali e l’associazione Diritti per Tutti.

«Peggio di così non poteva andare», ha commentato, lasciando la Prefettura, Manlio Vicini, uno degli avvocati dei migranti. E anche uno di loro, mentre s’allontanava, ha detto: «Ci hanno detto di ricorrere al Tar, ma i tempi sono lunghi, come faremo?» Più possibilista sull’apporto del Tar è apparso padre Mario Toffari, responsabile per la diocesi di Brescia, della pastorale dell’immigrazione.

Il prefetto Narcisa Brassesco Pace ha quindi chiarito il proprio punto di vista. «Dipende - ha detto - dalla posizione dell’immigrato: se è già definita, può fare solo ricorso al Tar. Per gli altri mi sembra d’essere stata chiara, pur essendo il numero contenuto, prevarrà il buonsenso». Sono attualmente 698 gli immigrati che hanno avuto il diniego alla sanatoria. Potranno ricorrere al Tar coloro che sono ancora nei tempi per procedere in tal senso e se il diniego è dovuto a una condanna per non aver ottenmperato all’ordine del questore.

Le pratiche ancora aperte sono poche decine. «Non si tratta - ha detto ancora - di dare un segnale di condivisione perché un Prefetto deve essere in grado di superare anche quella che è la propria posizione ideologica, qualunque essa sia, deve d’attenersi alla legge. Ma la legge la interpreti sempre nel senso d’andare incontro il più possibile a quella che è l’esigenza sociale». E prosegue: «Non credo di meritarmi certi attacchi».

Ripercorre i tempi della vicenda della sanatoria e aggiunge: «Io avevo la scadenza dell’emersione al 15 dicembre, siamo stati troppo efficienti. Il punto dolente è che sono rimaste poche pratiche». In quanto alle altre Prefetture riferisce: «Ne ho sentite alcune. Nessuno ha fatto niente di diverso, solo Firenze ha posto un quesito». E ancora «Le sentenze le applichiamo ai casi concreti. Il giudice ha una funzione diversa dalla mia. Mi metto a fare Giovanna d’Arco? Oggi c’è questa norma, domani ce ne sarà un’altra. Io posso solo applicarle». E a chi le chiede se si considera un ‘Prefetto di ferro’ risponde con un sorriso: «Brescia è la capitale del ferro e del tondino...». Poco dopo le ragioni della protesta sono state portate anche in consiglio comunale. E il presidio resta.