Bresciano, crisi del commercio: dal 2011 scomparse 1.109 attività

I dati dell'Osservatorio regionale, tra il 2013 e il 2014 chiusi 500 negozi di Paolo Cittadini

Negozi chiusi

Negozi chiusi

Brescia, 29 agosto 2015 - La crisi che ha ridotto ai minimi storici i consumi, la mancanza di un ricambio generazionale e perché no una sorta di “selezione naturale” che ha permesso solo alle attività più forti di rimanere sul mercato. Queste le principali cause che solo nel Bresciano hanno portato 1.109 negozi di vicinato abbassare la saracinesca e uscire dal mercato. Lo certifica l’osservatorio regionale sul commercio, l’ultima rilevazione è quella del 2014, e la fotografia che emerge è impietosa. Dal 2011 - l’anno che con 16.330 “botteghe” attive nel Bresciano ha ottenuto il record da quando nel 2008 è iniziata la crisi - il calo è stato continuo. Con una forte accelerazione negli ultimi dodici mesi presi in esame. A preoccupare è soprattutto quanto è accaduto tra il 2013 e il 2014. In dodici mesi infatti sono stati 509 i negozi di vicinato, quelli non collegati alla grande e media distribuzione, che hanno alzato bandiera bianca. Tra il 2011 e il 2012 la flessione è stata di 269 unità, nei dodici mesi successivi sono scomparse altre 331 attività commerciali di vicinato. Una flessione che ha riguardato tanto le attività alimentari, quanto quelle che operano in altri settori del commercio. Dai 2.865 negozi di alimentari presenti tra capoluogo e provincia nel 2011, nel 2014 si è arrivati a 2.793; se nel 2011 i “non alimentari”erano 12.358 nella rilevazione del 2014 sono diventati 11.537 e una forte flessione si è vista anche per le attività a merceologia mista passate dalle 1.707 del 2011 alle 1.491 del 2014. Il calo c’è anche se il 2014 viene confrontato con il 2008 con l’ultima rilevazione precrisi. Sette anni fa i negozi di vicinato erano 16.335 (12.064 quelli “non alimentari”, 2.647 le attività alimentari e 1.624 quelli misti), nel 2014 come detto sono rimasti parecchio al di sotto di quota 16mila (- 514 la differenza tra le due annate). Ovviamente a pagare dazio maggiormente è il capoluogo. Nel 2011 - come detto l’anno record per numero di negozi di vicinato dal 2008 - le attività commerciali erano 4.709, nel 2014 sono rimaste sotto quota 4mila fermandosi a 3.997 unità (306 in meno rispetto alla rilevazione del 2013).

È accaduto lo stesso anche nei maggiori centri della provincia? Non proprio. A Lumezzane tra il 2011 e il 2014 i negozi di vicinato sono diminuiti di 7 unità (- 14 rispetto al 2008); a Chiari la flessione è stata di 16 unità (- 29 rispetto al 2008), mentre a Iseo il calo tra 2011 e 2014 è stato di 10 unità (ma in crescita di 5 rispetto al 2008). Numeri in salita invece si sono registrati a Desenzano, Darfo, Montichiari e Orzinuovi. Nella città del basso Garda le attività di vicinato sono cresciute di 12 unità passando dalle 592 del 2011 alle 604 dell’anno scorso (forte crescita dei “non alimentari” che compensano il calo delle altre due categorie) e il dato è superiore anche al livello del 2008. a Darfo si è passati dai 344 negozi di vicinato del 2011 ai 377 del 2014; a Montichiari hanno aperto 4 attività in più mentre a Orzinuovi tra il 2011 e il 2014 sono arrivate sul mercato 21 negozi in più. Curiosità. L’unico Comune a non avere negozi di vicinato è Irma. Brione, Magasa, Paisco Loveno, Pertica Alta e Valvestino ne hanno uno solo mentre a Losine nel corso del 2014 si è passati da una a due attività.