Carne contaminata dai batteri: svuotata la Italcarni

Ripuliti tutti i frigoriferi della Italcarni, l'azienda di Ghedi che è stata affidata a custode giudiziale

La Italcarni di Ghedi

La Italcarni di Ghedi

Ghedi (Brescia), 19 ottobre 2015 - La Italcarni di Ghedi, il 7 ottobre finita sotto sequestro preventivo, ora è vuota. È nelle mani di un custode giudiziale. Tutti i frigoriferi del macello intensivo - con 160 addetti è tra le realtà del settore più importanti in Lombardia - sono stati ripuliti. Solo il contenuto di due celle si è salvato dal macero perché era in ordine con i valori delle cariche batteriologiche: gli avvocati Fausto e Alessandro Asaro, legali della Italcarni, sono riusciti a ottenere dal gip il dissequestro di una piccola quantità di carne, quattro mezzane di bovino che non sono risultati contaminati e per questo sono stati avviati regolarmente alla vendita. Il resto è stato distrutto. La proprietà del mattatoio di via Artigianale 42 – l’amministratore unico è Federico Bosio, sotto indagine insieme a quattro collaboratori e a due veterinari dell’Asl del distretto di Lonato - ha rinunciato al ricorso al Riesame e ha chiesto un interrogatorio al pm Ambrogio Cassiani. Osio sarà sentito in Procura giovedì o venerdì.

«Alcune criticità ci sono – ammette l’avvocato Alessandro Asaro -. Mi riferisco però ai maltrattamenti di animali, che se troveranno un riscontro non potranno che essere puniti. Le altre accuse invece sono tutte da appurare, serve aprire un confronto con la magistratura». Il macello di Ghedi è finito sotto la lente degli inquirenti alcuni mesi fa in seguito a un esposto dell’Asl di Brescia, nel quale si segnalavano presunte macellazioni fuori legge. Il sospetto ha fatto scattare gli approfondimenti e nei capannoni e nei piazzali sono state installate telecamere nascoste. Risultato: i video avrebbero immortalato una situazione definita di «grave irregolarità» soprattutto per quanto riguarda il trattamento delle cosiddette vacche a terra, le mucche incapaci di deambulare in autonomia perché inginocchiate. Pungolamenti con forche, trascinamenti a forza giù dai camion con l’utilizzo di catene, uccisioni con colpi di pistola mentre i bovini si trovavano ancora sui tir senza stordimenti preventivi. E ancora, schizzi di sangue ovunque a imbrattare le povere bestie, assenza di stretta sorveglianza veterinaria, falsificazione dei registri deputati ad annotare i controlli. Per gli inquirenti alla Italcarni queste erano scene di ordinaria amministrazione. Scaraventati a terra, gli animali si ferivano e dalle lacerazioni si sviluppava una carica batteriologica pericolosa. Analisi dell’Istituto zooprofilattico di Torino e di Portici (Napoli) avrebbero infatti riscontrato nei tagli di carne batteri (salmonella compresa) fino a 50 volte oltre il limite consentito, con seri rischi per il consumatore.