Armi "Nato" nell’armadietto. L’imputato è un Finanziere

Il difensore: "Cartucce e pistola usate solo al poligono"

Il Palazzo di Giustizia

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Brescia, 9 ottobre 2015 -  Un caricatore  per pistola semi-automatica Beretta calibro 9 parabellum, una cartuccia lacrimogena irritante calibro 40 per lanciagranate, 112 proiettili parabellum con il simbolo Nato. Che ci faceva questo mezzo arsenale dentro l’armadietto di un finanziere già in servizio alla caserma Leonessa della Fiamme gialle di Brescia? Ha un conto in sospeso con la giustizia un appuntato 43enne, R.T., sotto indagine per detenzione illegale di armi da guerra.

Il rinvenimento di parti d’arma e di munizioni sospette nel suo armadio risale al 2007 ma la vicenda è approdata solo in questi giorni davanti al gup. L’udienza preliminare si è aperta mercoledì davanti al giudice Giovanni Pagliuca e proseguirà il 18 novembre. Il militare, che continua a prestare servizio per il Corpo ma nel frattempo ha ottenuto il trasferimento in un’altra sede, è stato denunciato al tempo di un’inchiesta che aveva fatto finire in carcere un suo collega, un sottoufficiale dalla doppia vita che, pistola d’ordinanza in pugno, fu scoperto a improvvisare blitz nelle farmacie di Brescia e provincia nei panni di provetto rapinatore. Era appunto la primavera 2007, marzo. La Procura dispose accurate perquisizioni al comando provinciale della Finanza in via Milano e casualmente mise le mani sulla piccola santabarbara custodita nell’armadietto dell’appuntato, al terzo piano della caserma, vicino alle camerate: parte di una Beretta semiautomatica parabellum e oltre cento proiettili, oltre a una cartuccia lacrimogena per lanciagranate, tutto marchiato dalla croce inscritta in un cerchio, il simbolo appartenente alla Nato. Materiale di cui nemmeno un militare potrebbe disporre.

Il suo legale, l’avvocato Carlo Beltrani, lo difende: "Che quelle munizioni e il caricatore della semiautomatica fossero da guerra è da dimostrare - stigmatizza -. Il marchio Nato non è per definizione apposto su materiale bellico. Comunque sia, il mio assistito non faceva nulla di mal. Cartucce e pistola venivano utilizzate esclusivamente al poligono e per null’altro".

Fare chiarezza sul tipo di armi detenute si rivelerà cruciale per il destino giudiziario dell’imputato. Se infatti il giudice ritenesse di mandarlo a processo con l’accusa di detenzione illecita di arma da guerra - così chiede il pm Michele Stagno - il finanziere rischia fino a otto anni di carcere. Diversamente, se passasse la linea della difesa, ossia la detenzione di armi generiche, il reato è sull’orlo della prescrizione. Il gup deciderà il 18 novembre.